Smashing Rackets - Tennis e momenti di rottura
Mercoledì 13 dicembre alle ore 18.30 presenteremo Smashing Rackets – Tennis e momenti di rottura di Filippo Trojano e Federico Ferrero.
Ogni tennista ha ben stampato nella memoria quel momento di rabbia in cui la propria preziosa racchetta, per la prima volta, è andata in pezzi; momento unico e mai più accaduto per alcuni, solo il primo di una lunga serie per altri, come per il campione russo Marat Safin che in carriera ne ha distrutte più di 1000.
Da Mc Enroe a Berrettini, da Serena Williams a Roberta Vinci, da Pietrangeli a Djokovic, tutti i campioni hanno almeno un’esperienza da raccontare, spesso avvenuta lontano dai riflettori o dagli occhi del pubblico. Attraverso un viaggio fotografico, per la prima volta entriamo nella vita dei grandi tennisti di ieri e di oggi, in quei momenti in cui si arriva a distruggere il proprio strumento, che osservata con attenzione, al pari di un reperto archeologico o indizio poliziesco, permette di ripercorrere una storia a ritroso.
Il “racket smashes”, gesto unico e irripetibile che non esiste in nessun altro sport del mondo, è l’unico che avvicina, e forse rende uguali, il tennista principiante e il numero uno del mondo. Forse.
LULLABY AND LAST GOODBYE
Giovedì 26 ottobre alle ore 19 presenteremo il nuovo libro di Pierluigi Ciambra “Lullaby and Last Goodbye” con il giornalista Agostino Maiello. Lullaby and last goodbye è un fotolibro autobiografico che, attraverso l’uso di immagini d’archivio e originali, affronta le tematiche del lutto, della rielaborazione dello stesso attraverso la ricerca fotografica e del rapporto tra padri e figli. Mentre osservo le fotografie scattate da mio padre e rivisito i luoghi della mia infanzia nascosti nella mia memoria, recupero coscienza del rapporto con i miei genitori, della nostra vita e di come la mia infanzia non sia stata patinata e limpida come quella descritta in esse, ma piena di crepe.
Quando sono nate le mie figlie ho rivolto il mio obiettivo verso la mia famiglia e ho capito il desiderio di mio padre, anzi la sua esigenza, di conservare la memoria di quegli attimi, di farli vivere per sempre.
Così ho iniziato a fotografarle quotidianamente, riscoprendo insieme a loro la purezza magica dell’infanzia. Le bambine crescono, scoprono un mondo ai loro occhi incontaminato e lo fanno con la libertà di chi svela enormi misteri senza schemi e congetture, con l’ingegno istintivo della curiosità infantile, coinvolgendoti nella loro realtà fiabesca. Grazie a loro il mio sguardo si approfondisce e cambia. Esso divento specchio dell’anima e, mettendosi in ascolto dell’altro, si trasforma.
La fotografia diventa un medium che mi permette di entrare nel loro mondo, di esplorarlo, di conoscerlo e cristallizzarlo, ricordando la mia infanzia e permettendomi di riempire l’assenza e di esorcizzare la morte. Raccontare il loro sguardo sul mondo e, al tempo stesso, mettere a nudo la mia ricerca interiore e il processo di riconciliazione con il mio passato sono le motivazioni alla base di questo mio progetto fotografico.
Attraverso metafore e messe in scena ripercorro i passi compiuti, osservo la magia dell’infanzia e trasformo i loro corpi in memoria, le loro esistenze in icone eterne e immortali. Le immagini d’archivio di mio padre, i disegni e i testi scritti dalle bambine e le mie fotografie sono tre punti di vista che si intrecciano in una struttura narrativa non lineare che inizia con il lutto e la morte e progredisce esorcizzando dubbi e paure attraverso la rivalutazione della storia personale e del punto di vista sulla realtà. Come in un puzzle da risolvere, dove pezzi sparsi creano significato, padri e figli risultano connessi nell’esplorazione e condivisione dei loro mondi.
Il corpo solitario. L'autoscatto nella fotografia contemporanea
Giovedì 19 Ottobre alle ore 19.00 presso Officine Fotografiche Giorgio Bonomi e Anna Cochetti, presenteranno il terzo volume de “Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea”.
Questo volume segna la conclusione della ricerca più che decennale dell’autore su questa tematica. I tre volumi risultano la rassegna, nel mondo, più completa ed esaustiva sull’autoritratto fotografico dagli anni Settanta ai nostri giorni, con artisti di tutti i Paesi che sono maestri affermati o giovani agli inizi, comunque tutti “artisti”, sebbene di differenti livelli. In questo studio poderoso vengono presi in considerazione solo autoscatti di artisti, escludendo l’odierno fenomeno del selfie che attiene alla sociologia e non all’estetica.
Attraverso la ricerca della propria identità, con il travestimento, con la narrazione, la sperimentazione, la denuncia, gli artisti pongono problemi profondi che sono psicologici ed estetici, sociali e politici. Ogni autore è presente con alcune immagini e un breve commenti critico.
Il corpo viene definito “solitario” proprio perché l’opera è realizzata in solitudine: l’artista si autoscatta da solo o al massimo con l’ausilio di un amico che preme il pulsante della macchina fotografica. Il corpo “solitario”, inoltre, si impone nella società massificata come testimonianza di malessere ma anche come possibilità di liberazione e di salvezza.

GRA - Un viaggio sul Grande Raccordo Anulare
Mercoledì 11 ottobre alle 19 presentiamo a Officine Fotografiche il libro GRA – Un viaggio sul Grande Raccordo Anulare di Roma Foto di Giulio Ielardi a cura di Massimo Siragusa Testi di: Franco Arminio, Giorgio de Finis, Massimo Siragusa edito da PHAOS.
Una visione surreale del Grande Raccordo Anulare di Roma, l’autostrada urbana più lunga d’Italia in 50 fotografie in B/N. GRA è l’autostrada A90, un anello lungo quasi 70 chilometri, 33 uscite, 150.000 veicoli al giorno a percorrerlo. Il suo nome – acronimo di Grande Raccordo Anulare – è legato a Eugenio Gra, principale ideatore e sostenitore dell’opera. Completato nel 1970 ma in eterna trasformazione, oggi il GRA è parte della vita quotidiana dei romani, assai più del centro storico e dei suoi monumenti famosi in tutto il mondo. “La fotografia ha questa grande magia: metterci nelle condizioni di immaginare. Immaginare tutto quello che è assente. Immaginare i volti, il suono della voce, il fisico di tutta l’umanità che non abbiamo fotografato eppure così fortemente presente nei segni. È la vita che irrompe violentemente in un luogo.
Lascia le sue tracce di cura o di abbandono. La sua necessità di trasformare uno spazio in un posto in cui riconoscersi. E la vita Giulio Ielardi la racconta così. Attraverso i segni del tempo, gli oggetti usati e quelli dimenticati. La vita la cerca in un elicottero che diventa insegna. In un picnic sull’erba, immaginando il rombo delle auto come colonna sonora. Non troverete foto di corsie di autostrada in questo lavoro. Perché l’anima del GRA va ricercata altrove, non sull’asfalto”.
(Massimo Siragusa)
Il Reportage - incontri di fotogiornalismo
Martedì 17 ottobre alle 19 presentiamo presso Officine Fotografiche l’ultimo numero della rivista Il Reportage#56.
Il numero 56 di Reportage (trimestre ottobre-dicembre 2023) apre con un’intervista al famoso fotografo di moda e di reportage etnografici Gian Paolo Barbieri, il quale racconta la sua lunga carriera professionale e di come sia riuscito ad affiancare due generi di fotografia molto diversi tra loro. L’autrice dell’intervista è Simona Scalia. Il primo reportage è invece di Riccardo Romani e parla di una città cinese, Chengdu, considerata la città del futuro, ma che attualmente – dopo le Universiadi del 2023 – sta scontando anch’essa la bolla immobiliare che ha messo in crisi l’economia del Dragone. Un’altra grande città, nella quale i brasiliani avevano risposto moltissima fiducia quando fu fondata (anni Sessanta), è il tema del reportage di Federico Nastasi (il pezzo è accompagnato dalle foto della fotografa-archittetta brasiliana Joana Franca).
Il portfolio centrale del numero è costituito dal lavoro della fotoreporter Ana Maria Arevalo, che è entrata nelle carceri femminili del Salvador e del Guatemala. Segue un ritratto della grande scrittrice austriaca Ingeborg Bachmann nella sua Klagenfurt, ritratto firmato dalla germanista Micaela Latini, in occasione del cinquantenario dalla sua morte. Della continua erosione marina delle spiagge della Sicilia e della Calabria, dove il fenomeno è maggiormente accentuato rispetto al resto d’Italia, si è occupato Angelo Scelfo, ricorrendo anche all’utilizzo del drone. La scrittrice Federica De Paolis, invece, è entrata nel mondo di Tik tok, popolato di minorenni che si esibiscono nel social on line, imitandosi l’una con l’altra, con balletti e canzoni piuttosto volgari e maschiliste di rapper nostrani. Il secondo portfolio è di Fausto Podavini, che racconta la situazione nel Ciad, uno dei Paese più poveri e vulnerabili al cambiamento climatico dell’Africa e del mondo.
Non mancano le recensioni librarie, la rubrica “Un autore un libro” di Maria Camilla Brunetti (l’intervista è a Francesca Coin), la poesia inedita di Valerio Magrelli, da egli stesso commentata, nonché la foto vintage dedicata questa volta alla distruzione del ponte di Mostar da parte dei croati nel 1993. Il racconto è di Federica Sgaggio, l’editoriale del direttore Riccardo De Gennaro parla dei “tempi bui” dell’umanità.
Modera:
Riccardo De Gennaro, direttore Reportage
Intervengono:
Federica De Paolis, scrittrice
Federico Nastasi, giornalista
Riccardo Romani, giornalista e fotografo

Il Reportage - Incontri di Fotogiornalismo
Bacigalupo racconta le tappe della sua carriera professionale, l’impegno e le sfide che devono affrontare queste due riviste dopo l’avvento dell’online e i rischi dell’intelligenza artificiale.
Segue un reportage da un piccolo paese del Piemonte, Viganello, costretto a vivere senza il sole, oscurato dalla montagna, per quasi tre mesi (l’autore è Filippo Venturi). Giovanna Dell’Acqua spiega, invece, con articolo e foto, le difficoltà degli studenti fuori sede che frequentano l’Università di Bologna e non trovano una stanza a prezzi accessibili.
Il reportage successivo è di Marco Raccichini, il quale ha fotografato la pesca dei pesce spada nello Stretto di Messina e ha scritto per noi un emozionante racconto che ricorda Moby Dick.
Il portfolio centrale del numero ci porta invece in Tibet, grazie alle foto molto evocative del senso di spiritualità di questa regione del fotografo francese Jacques Borgetto. Ilaria Romano, invece, è andata a intervistare un profugo afghano in provincia di Taranto, il quale era un docente universitario a Herat e vice capo di gabinetto della prefettura e ora, dopo innumerevoli rischi e traversie nel corso della fuga in Italia, raccoglie frutta nei campi della Puglia.
Ci trasferiamo poi in un ranch del Sud Dakota, dove Giulia Ricca, italianista dell’Università della Columbia di New York, ha assistito a una crudele caccia ai cervi, ai bisonti e alle alci, che attira molti turisti con il fucile. Il secondo portfolio è dedicato alla Groenlandia, che – si scopre – non teme il cambiamento climatico e lo scioglimento dei ghiacciai in corso.
L’autore è il fotografo britannico Bradley Secher. Come di consueto non mancano le recensioni librarie, la poesia di Valerio Magrelli, commentata da lui stesso, la rubrica “un autore un libro” di Maria Camilla Brunetti. L’editoriale del direttore Riccardo De Gennaro parla dei giornali di regime, mentre la foto vintage ricorda le stragi di mafia a Milano, Firenze e Roma del ’93. Il racconto è di Federica De Paolis.

Making love to G is gonna be like the first time I tried a cheeseburger
Venerdì 29 settembre alle 19 presentiamo il libro Making love to G is gonna be like the first time I tried a cheeseburger di Eleonora Calvelli, prenderà parte all’incontro Francesca Orsi giornalista e curatrice.
Making love to G is gonna be like the first time I tried a cheeseburger, è un progetto fotografico a lungo termine, iniziato nel 2012, volto ad analizzare i temi dell’intimità, del voyeurismo e della violenza all’interno del genere reality show televisivo, divenuto terreno privilegiato per nuove strategie di marketing che fondono tecniche e stilemi tipici del linguaggio pubblicitario con le narrazioni dell’intrattenimento.
Il genere del reality show offre pertanto un punto di osservazione dello sviluppo dell’industria culturale; inoltre, la stretta connessione tra reality e strategie commerciali evidenzia come il mercato possa colonizzare la comunicazione di massa.
Nel libro sono confluite due serie di fotografie che ritraggono due reality show la cui l’idea alla base della trama, ispirata ad altri format televisivi come il Grande Fratello, è quella di riunire ragazzi e ragazze in una casa e filmare le loro interazioni 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Il plot di ogni puntata è costituito da una serie ininterrotta di liti (a volte violente), serate in discoteca, ubriacature, relazioni, sesso, scene di gelosia e riconciliazioni tra gli occupanti della casa.
Ho deciso di focalizzare la mia ricerca su questi due reality perché hanno un’estetica kitsch ben definita e rivelano in maniera più evidente la costruzione del format televisivo.
La prima serie di fotografie, tratta dalla serie televisiva britannica Geordie Shore, include stills in bianco e nero dei momenti di intimità degli attori, censurati dalle stesse coperte sotto cui si nascondono.
La seconda serie comprende stills a colori del reality show americano Bad Girls Club e si concentra esclusivamente sulle scene di accesi litigi, violenti confronti fisici e lotta tra le ragazze protagoniste.
Nel capitolo di The Skin of Culture intitolato “Television, The Collective Imagination”, Derrick de Kerckhove teorizza che la televisione parli al corpo (inteso come sistema neuro-muscolare) piuttosto che alla mente.
Le immagini televisive sfrecciano sullo schermo velocemente, costringendo lo spettatore a “ricostruire” l’oggetto e il significato di ciò che vede attraverso rapide generalizzazioni, rimanendo esposto ai messaggi subliminali veicolati dal mezzo.
“Questo è involontario a causa della nostra programmazione biologica antediluviana: i sistemi nervosi autonomi dei mammiferi superiori sono addestrati a rispondere a qualsiasi cambiamento percettibile nell’ambiente che potrebbe essere rilevante per la sopravvivenza. Siamo condizionati a rispondere involontariamente a qualsiasi tipo di stimolo, interno o esterno, con quella che in psico-fisiologia clinica viene chiamata la Orienting Response (OR).
Tuttavia, Making love to G is gonna be like the first time I tried a cheeseburger non è un progetto che intende riflettere solo sulla televisione e sul genere dei reality show, ma anche sul nostro rapporto con i media. Come guardiamo e quanta attenzione prestiamo alle cose che vediamo?

Next Generation di Arianna Massimi
Martedì 13 giugno alle 19 presentiamo a Officine Fotografiche il progetto NEXT GENERATION realizzato tra il 2020 e il 2022, risultato vincitore del bando VitaminaG 2020 nell’ambito del programma GenerAzioniGiovani e finalizzato i n un libro fotografico omonimo.
Ad oggi in Italia vivono più di 1 milione di minori di origine straniera, di cui il 75,3% nato su
territorio nazionale. Il 79% di essi non ha la cittadinanza italiana. Tuttavia, come spesso succede, non è sufficiente guardare al dato statistico per rendersi conto dell’entità di un fenomeno, è necessario avvicinarsi e dare un nome, un volto e una voce a questi numeri.
Inoltre, il progetto è stato selezionato dall’iniziativa Countless Cities – Biennale delle Città del Mondo curata da Farm Cultural Park che si svolgerà nelle sedi istituzionali di Favara e Mazzarino da giugno 2023 a gennaio 2024.
All’interno di questo progetto sono raccolte 19 testimonianze dirette di un gruppo di ragazzi e ragazze con background migratorio, tra i 17 e i 30 anni, che vivono e lavorano a Roma. Accanto ai ritratti fotografici, sono presenti alcune foto in bianco e nero di alcuni luoghi della capitale maggiormente frequentati dalle nuove generazioni. L’obiettivo è quello di rappresentare il valore dei ragazzi in quanto cittadini attivi che danno colore, in senso metaforico, ai luoghi che abitano e frequentano.
Arianna Massimi è una fotografa e filmmaker che lavora sui temi dell’empowerment femminile, dell’inclusività e delle politiche sociali. AICS, Fondazione Enel, Save the Children e ANMIL sono solo alcune delle organizzazioni governative e private con cui ha collaborato. Ha contribuito alla produzione e alla realizzazione di numerosi progetti, come la serie multimediale African Century, incentrata sullo sviluppo sostenibile del continente africano, e il progetto Italiani Europa, che racconta la storia dell’ immigrazione italiana in alcuni paesi chiave europei. Negli ultimi anni si è dedicata in modo specifico al tema dell’infanzia a rischio in Italia, realizzando insieme a Riccardo Venturi il progetto Stati d’Infanzia – Viaggio nel paese che cresce, prodotto dall’Impresa Sociale “Con i Bambini” e finalizzato in una mostra e documentario omonimi.

Il libro fotografico: storia, progettazione e design
Il libro fotografico: storia, progettazione e design. Martedì 6 giugno ore 19 ospitiamo a Officine Fotografiche Roma un incontro con Chiara Capodici, book designer e curatrice.
Il libro fotografico è diventato sempre più un oggetto: da sfogliare, studiare, osservare. Dedichiamo una serata alla (ri)scoperta dei libri fotografici che hanno segnato la storia della fotografia fino ad arrivare a quelli più recenti.
Oltre alla storia si parlerà di progettazione e di design, per entrare nel vivo di come si realizza uno dei sogni nel cassetto di ogni fotografo.
Le iscrizioni sono aperte e sono in PROMOZIONE fino al 21 luglio 2023.

American Industry di Kim Steele
Giovedì 25 maggio ore 18.30 presentiamo a Officine Fotografiche Roma il libro American Industry di Kim Steele – modera l’incontro Andrea Boccalini, fotografo.
La forma e la funzione mi hanno sempre affascinato. Trasformare la struttura in forma è stato il mio obiettivo artistico per quasi quarant’anni. Affascinato dall’industria che pone l’accento sulla struttura, così come dall’architettura che si concentra sulla forma, sono sempre attratto dal catturare le loro strutture e convertirle in forme che trasmettono il loro potere e la loro forza.
Mi piace molto essere in questi “spazi” come sentire la grandezza di una diga che incombe su di me, o il crepitio dell’elettricità ovunque intorno a me o il rombo dei macchinari. I luoghi sono inebrianti. Quando provo a convertire un oggetto inanimato, un eccitatore laser, per far presagire il suo significato, come la fusione, allora mi sento vivo. Ciò è accaduto con aerei, navi, acciaio, nucleare, atomico, acceleratori, spazio e satelliti. Anche la potenza e la muscolosità mi attirano in questi luoghi; incarnando uno dei primi sogni americani. Fotografare questa nuova tecnologia utilizzando la pellicola, con la mia vecchia fotocamera Hasselblad, è stato molto emozionante e familiare.
La pellicola e il mezzo di stampa sono paralleli ai materiali che fotografo da trent’anni: il metallo nelle sue varie forme. E con questa nuova tecnologia, fornisce un ricco contrasto, poiché ci sono così tanti dati digitali nel nostro mondo attuale. L’argento nel processo del film riecheggia questi stessi materiali. Profeticamente, Hasselblad ha appena interrotto la produzione della fotocamera a pellicola della serie 503 (la mia).
Posso sentire la qualità organica della pellicola rispetto alle fredde fotografie digitali e nel corso degli anni ho imparato a comprenderne le proprietà uniche all’interno di vari tipi di pellicola. La stessa forma risiede nel ventunesimo secolo che avevo esplorato nel secolo scorso ma in assenza delle acciaierie e dei treni del carbone.
Questo secolo differisce dall’ultimo in termini di “potenza americana”. L’America ha dominato quasi ogni area dell’industria: acciaio, aviazione e costruzione navale, persino i componenti dei social media… ma ora la nostra direzione, vista in queste fotografie, è la tecnologia rivoluzionaria. Qui si vede una macchina delle dimensioni di un 737 che elimina i tumori cancerosi; un robot che aiuta le persone disabili a camminare e condurre una vita più normale; droni senza pilota ai nostri astrofisici, che visitano il C.E.R.N. per esplorare le origini del nostro universo.
Il vincitore del premio Nobel quest’anno ha identificato qui il bosone di Higgs, una spinta a trovare gli elementi più fondamentali dell’universo.
Ironia della sorte, queste nuove mostruose macchine sono focalizzate su compiti molto specifici, alcuni tumori molto piccoli o la ricerca di particelle subatomiche, e alcuni compongono una rete di elettronica che prende di mira i nemici sul campo o trasporta trilioni di tonnellate di materiali ogni giorno. Il futuro dipende dall’interazione di macchine massicce e parti intricate: un connubio tra vecchio e nuovo che viene trasmesso qui nelle mie immagini.

DOM di Stefano Mirabella
Martedì 22 maggio alle 19.00 presentiamo a Officine Fotografico il libro DOM di Stefano Mirabella.
[…]
E’ una giornata qualunque qui a Cieszęta, un remoto e minuscolo paesino nel nord della Polonia, da queste parti il tempo scorre lento, con un ritmo dettato esclusivamente dalla natura e dal lavoro dell’uomo, poi ci sono loro, i bambini, che crescono con le cose semplici di tutti i giorni e che regalano gioia e vitalità alle loro fattorie che altrimenti sarebbero calme e silenziose fino a sera.
Da queste parti le giornate si susseguono le une uguali alle altre, il tempo sembra essersi fermato e sarebbe davvero difficile percepirne i minimi cambiamenti se non vivessi con loro solo per un breve periodo dell’anno. Durante questo breve arco di tempo mi è naturale raccogliere frammenti, attimi e situazioni nel tentativo di scrivere un personalissimo diario di famiglia.
Ingresso libero.

Per Nascita e Per Scelta di Francesco Minucci
Mercoledì 10 maggio alle 19 presentiamo a Officine Fotografiche Roma il libro di Francesco Minucci ” Per nascita e per scelta.”
La Maremma è punto di arrivo e di partenza contiene il germe della provvisorietà e contemporaneamente crea dipendenza. La sensazione è di trovarsi in un luogo che ti somiglia. Non è fatta di una bellezza edulcorata, non è un luogo in cui l’uomo ha modellato tutto il paesaggio a suo uso e consumo, è vera. La verità attrae, come una casa accogliente. Forse è questa alchimia che forma il suo popolo che è meticcio per natura. Per nascita e per scelta è, dunque, innanzitutto una ricerca che usa la fotografia come mezzo espressivo. “In un viaggio volutamente casuale ho reso esplicito chi, spesso, voleva restare nascosto. Ho pensato alla Maremma e all’Amiata come miniere umane dove scovare tesori e li ho trovati. Chi ha accettato di essere fotografato lo ha fatto per dimostrare con evidenza il suo affetto per questa terra.” Per nascita e per scelta è 123 ritratti + 1 paesaggio eterogenei per i soggetti protagonisti, riuniti soltanto dall’impostazione stilistica. I volti noti della politica e dello spettacolo, maremmani per scelta, si alternano ai volti dei maremmani per nascita.

Almanacco Frigidaire 2023 - Storie di carne e di fantasmi
Siamo molto felici di ospitare negli spazi di Officine Fotografiche Roma Almanacco 2023 Frigidaire – Storie di carne e di fantasmi. Avremo come ospite Vincenzo Sparagna, direttore della storica rivista Frigidaire - in dialogo con Emanuele Martorelli, direttore di Starmale.net
Frigidaire esordì a novembre 1980 dopo oltre un anno di cooperazione tra Sparagna, Tamburini e Filippo Scozzari, ponendosi fin dall’inizio come rivista che travalicasse le logiche dell’informazione settoriale, accostando fumetto e giornalismo d’assalto, in un progetto comunicativo che trattasse anche di arte, satira, musica, politica, letteratura e filosofia. Il tentativo dichiarato era quello di “un racconto fenomenologico del mondo, per uscire dall’universo delle ideologie che negli anni Settanta avevano avvelenato anche l’analisi”.
Nel gruppo che partecipò alla fondazione della rivista vi furono poi Franz Ecke, Aldo Di Domenico, Silvio Cadelo, José Muñoz e il francese Marc Caro.
La rivista fu presentata al Lucca Comics nel 1980 in una conferenza che subito destò polemiche per la performance di Andrea Pazienza che, citando una propria vignetta presente nel primo numero, esibì una siringa e mimò un’iniezione di eroina.
Il gesto fu poi paragonato da Sparagna, nel suo Frigidaire. L’incredibile storia e le sorprendenti avventure della più rivoluzionaria rivista d’arte del mondo al gesto di sfida in cui Sid Vicious spara sui propri fans. Il primo numero uscì in edicola il 28 ottobre 1980, era composto da 84 pagine in formato magazine e la copertina era dedicata ai Devo.
Nella redazione, diretta da Sparagna, vi erano poi Tanino Liberatore, Massimo Mattioli, Andrea Pazienza, Filippo Scozzari, Stefano Tamburini e, tra i collaboratori, comparivano anche Mario Schifano e Oreste Del Buono.
Nei primi anni Ottanta la rivista Frigidaire, con la collaborazione del giornalista lituano Savik Schuster, realizzò e diffuse in Afghanistan e nell’est europeo una falsa Stella Rossa (il quotidiano dell’Armata Rossa), con la copertina di Gaetano Liberatore che raffigurava un soldato russo che spezza un kalashnikov sotto il titolo “Basta con la guerra! Tutti a casa!”. Copie del falso furono affisse nottetempo, con l’aiuto dei mujaheddin di Abdul Haq, anche per le vie di Kabul, allora occupata dai sovietici.
Programma:
Apertura ore 18.30 – Mostra di alcune copertine di Frigidaire
Ore 19.00
Vincenzo Sparagna, direttore della storica rivista Frigidaire, presenta l’Almanacco 2023
Modera Emanuele Martorelli direttore di Starmale.net
Ore 20.00
Massimo Saccares, documentarista, presenta il suo documentario
I quarant’anni di Frigidaire
A seguire proiezione documentario

Il Reportage - Incontri di Fotogiornalismo #54
Mercoledì 19 aprile ore 19 presentiamo a Officine Fotografiche Roma l’ultimo numero della rivista Il Reportage, interverranno alla serata:
Michela A. G. Iaccarino (giornalista e fotografa)
Gabriella Saba (giornalista)
Yarin Trotta Del Vecchio (fotografo)
Modera:
Maria Camilla Brunetti (caporedattrice Reportage)
L’ultimo numero si apre con una ricognizione di Gabriella Saba nella via più multietnica di Milano, forse d’Italia: via Padova.
Di via Padova si scrive molto da anni, ma la notizia è che ora sta radicalmente cambiando, al punto da rischiare lo snaturamento (le numerose foto sono della stessa cronista).
Segue un reportage dall’Irlanda del Nord, per l’esattezza da Belfast e Derry, dove sono ancora visibili le cicatrici della guerra tra cattolici e protestanti, rispettivamente pro e contro l’indipendenza dalla corona inglese.
Lo firma Michela A.G. Iaccarino. Jonas Kako è il fotografo tedesco che ha realizzato un lavoro molto esteso sul fiume Colorado e che con la foto da noi scelta per la copertina è stato, dopo l’uscita del numero, uno dei premiati del Wpp 2023.
Ingresso libero.

Porpora di Lina Pallotta
a cura di Michele Bertolino
Intervengono: Lina Pallotta, Porpora Marcasciano, Elena Biagini, Raffaella Perna e Michele Bertolino
Venerdì 14 aprile alle 19 presentiamo con grande piacere Porpora, il primo catalogo monografico della fotografa Lina Pallotta (n. 1955, San Salvatore Telesino, vive a Roma).
Intervengono alla serata: Lina Pallotta, Porpora Marcasciano, Elena Biagini, Raffaella Perna e Michele Bertolino
A partire dal 1990, Pallotta fotografa Porpora Marcasciano, attivista del movimento trans, scrittrice e sociologa, conosciuta dallo stesso lato delle barricate in una Napoli agitata dai movimenti del 1977. Si compone così un ritratto minore esteso e dilatato nel tempo, in-finito, che raffigura l’esperienza di vita in transito di Marcasciano, amica e compagna, osservata con uno sguardo vicino e un’attenzione affettiva e immediata.
La pubblicazione raccoglie una selezione di circa ottanta foto: un flusso fotografico che si restringe nell’intimità del privato; incrocia lə compagnə di viaggio, le feste e le manifestazioni politiche; si espande posandosi su paesaggi familiari e si allarga a tratteggiare una storia collettiva.
Il libro include una sezione di saggi firmati da Porpora Marcasciano, Kae Tempest, Raffaella Perna e Allen Frame. Porpora Marcasciano colloca le fotografie in un percorso comunitario e ripercorre il profondo legame che la lega a Pallotta. Una poesia di Kae Tempest intravede nelle atmosfere delle foto il ritratto di un’esperienza significativa, che riesce a trascendere le condizioni spaziali e temporali. I testi di Perna e Frame contestualizzano il lavoro di Pallotta in riferimento alla storia dell’arte e della fotografia, ricostruendo genealogie e sottolineandone le peculiarità.
Un’ultima sezione, Archivi, include oltre centocinquanta documenti concessi dagli archivi di alcune delle associazioni TLGBQI+ presenti sul territorio italiano. I documenti, selezionati grazie al confronto con attivistə, storicə, espertə, raccolgono alcuni spunti tramite cui ricostruire i movimenti politici e le lotte attraversate da Marcasciano.
Presentati secondo una cronologia sghemba, i documenti offrono possibili punti di accesso a una storia collettiva. Gli archivi coinvolti sono: Compulsive Archive, Archivio Porpora Marcasciano, Archivio del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, Archivio del centro di documentazione del Circolo Maurice, Archivio Storico del MIT, Archivio Lina Pallotta, Archivio della Fondazione Sandro Penna, Archivio del Circolo Pink / Alziamo la testa, Archivio Giovanni Rodella, Centro di documentazione “F. Madaschi” Cassero LGBTI+ Center, Centro di documentazione Aldo Mieli.
Ingresso libero.
Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (X edizione, 2021), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura

Luce del nostro tempo
Mercoledì 12 aprile presentiamo a Officine Fotografiche Roma – La luce del nostro tempo – Conversazioni con venti autori della fotografia sul cinema italiano contemporaneo
interviste a cura di Ludovico Cantisani e Tobia Cimini, Artdigiland 2022. In dialogo con Giuseppe Maio, uno degli autori intervistati all’interno del libro, interverrà Silvia Tarquini, Edizioni Artdigiland, modera l’incontro Gerry Guida, storico e critico cinematografico.
Il libro è allo stesso tempo una riflessione sul cinema italiano contemporaneo dell’ultimo decennio e un’indagine sull’arte degli autori della fotografia e sul loro particolare statuto di interpreti e realizzatori, attraverso la luce, delle scelte del regista.
In un ristretto numero di film, venti titoli, raccontati dai cinematographers ai curatori del volume, si attraversano alcuni film che hanno segnato l’immaginario di questi anni e si contemplano molti e diversi tipi di approccio alla regia.
Tra pellicola e digitale, autori della fotografia quali Renato Berta, Gogò Bianchi, Luca Bigazzi, Nicolaj Brüel, Maurizio Calvesi, Paolo Carnera, Arnaldo Catinari, Sandro Chessa, Daniele Ciprì, Matteo Cocco, Daria D’Antonio, Michele D’Attanasio, Francesco Di Giacomo, Stefano Falivene, Crystel Fournier, Gherardo Gossi, Giuseppe Maio, Ferran Paredes Rubio, Alessandro Pesci e Vladan Radovic ci parlano del loro lavoro al fianco dei registi Dario Albertini, Niccolò Ammaniti, Laura Bispuri, Claudio Caligari, Alessio Cremonini, Edoardo De Angelis, Leonardo Di Costanzo, Fabio e Damiano D’Innocenzo, Abel Ferrara, Matteo Garrone, Valerio Jalongo, Gabriele Mainetti, Pietro Marcello, Mario Martone, Salvatore Mereu, Nanni Moretti, Susanna Nicchiarelli, Matteo Rovere, Paolo Sorrentino, Daniele Vicari.
E, come sintetizza perfettamente Renato Berta, ci insegnano che «la libertà esiste solo all’interno di una concezione».
Ingresso libero.
Info
Per partecipare prenotarsi alla mail: info@artdigiland.com

Haiiro di Maurizio Cianciarelli
Mercoledì 15 febbraio alle 19 presentiamo il libro Haiiro con le fotografie di Maurizio Cianciarelli, calligrafie di Kinuko Miura e prefazione di Paolo Lagazzi di Phaos Edizioni.
Il progetto adotta il “ritmo” di un Tanka con la sua struttura articolata su 5 versi e formule metriche basate su due soli insiemi sillabici: cinque e sette sillabe.
Il respiro disimmetrico di questa cadenza che
nel tanka alterna i versi in Quinario/Settenario/Quinario/Settenario/Settenario,
viene ripreso nel racconto fotografico attraverso l’alternanza, nelle cinque immagini di ogni serie, di foto singole e dittici secondo la sequenza:
1 – Foto Singola 2 – Dittico
3 – Foto Singola 4 – Dittico
5 – Dittico
“Ciò che del tanka ha affascinato Maurizio Cianciarelli è in primo luogo la plasticità, il carattere insieme sciolto e concreto, la schietta vocazione metamorfica. Se, da un lato, ha resistito nei secoli senza modificare il suo impianto metrico, dall’altro questa formella poetica si è aperta via via ai contenuti più disparati, da quelli tipicamente “cortesi” (l’amore e la natura, le galanterie, i sospiri, le lacrime, le lune, i fiori di ciliegio…) fino a quelli peculiari dei tempi moderni (treni, metropoli, luci artificiali, malattie o ansie di nuovo genere…) scivolando in souplesse attraverso le innumerevoli pieghe dell’umana esperienza, nutrendosi di tutto e spostandosi senza tregua verso altre prospettive, occasioni, visioni.” (Paolo Lagazzi)

PHENOMENA di Sara Palmieri
a cura di DITO Publishing
Mercoledì 22 febbraio alle 19 presentiamo a Officine Fotografiche Roma il PHENOMENA di Sara Palmieri, edito da DITO Publishing.
PHENOMENA è un libro che contrae il tempo e ridefinisce lo spazio occupato dall’umanità in relazione alla natura, i suoi scenari di rappresentazione, di immaginazione e di controllo, rompendo i confini di ciò che è percepito reale e lasciando emergere ciò che è invisibile.
Il lavoro mette in discussione le gerarchie tra uomo e natura, discute i rapporti di forza, la manipolazione delle risorse. Attraverso una profonda comprensione dei fenomeni naturali in relazione a quelli sociali la fotografa riesce a costruire un’ allegoria della creazione della natura. Il volume propone una tesi, e uno spunto di riflessione: perché l’uomo crea immagini e atmosfere fittizie, nel tentativo di fare della natura un elemento d’arredo? Perché l’uomo non vive il suo rapporto con la natura e deve filtrarlo per poterlo tollerare? La serie presentata, che raccoglie il discorso dell’artista in modo molto ampio, è diventata un’occasione per riflettere su questi temi.
Attraverso la lente del concetto di controllo e del suo esercizio la scrittrice Beatrice La Tella ha quindi dialogato con le immagini per realizzare un testo di grande potenza evocativa, una sorta di coro che risuona insieme alle immagini.
Ingresso libero.

Ciak, si gira!

Look over Look
Venerdì 10 febbraio alle 19 presentiamo a Officine Fotografiche il libro Look over Look – il cuore fotografico del cinema di Stanley Kubrick, l’autrice Caterina Martino sarà in dialogo con Agostino Maiello, giornalista e critico fotografico.
Fotografo è la professione che nel 1948 Stanley Kubrick indica nel certificato del suo primo matrimonio. Ha solo vent’anni e da tre è già uno dei fotografi di “Look”. Quando nel 1950 decide di intraprendere la carriera cinematografica non abbandona l’interesse per la fotografia, la macchina fotografica o la visione maturata nel mondo del fotogiornalismo negli anni del cosiddetto neorealismo americano in cui la città nuda di Dassin fa eco alla città aperta di Rossellini.
La storia di Kubrick non racconta la trasformazione da fotografo a regista ma la combinazione tra i due ruoli e le due sfere artistiche. Quindi, Look Over Look non racconta la trasformazione di Kubrick da fotografo a regista, né intende subordinare una fase all’altra: il libro ripercorre la sua carriera fotocinematografica analizzando i film alla luce di tendenze, opere e personaggi del mondo della fotografia.
Questo volume guarda per la prima volta alla natura ibrida dei suoi film e indaga attentamente la profondità della sua attitudine fotografica dal contesto della fotografia newyorkese in cui si forma ai modelli fotografici a cui si ispira, dai temi e le questioni teoriche sull’immagine tecnica alla presenza nei film di fotografie, macchine fotografiche e fotografi.
Caterina Martino ha svolto attività di ricerca e di insegnamento in diverse università. Ha pubblicato vari saggi in riviste e volumi. Si occupa di storia e teoria della fotografia italiana e internazionale nei suoi rapporti con le altre arti (in particolare cinema) e con il dibattito filosofico contemporaneo. È tra i curatori del volume Scatti del pensiero. La fotografia come problema filosofico (Mimesis 2021).
Maggiori info: https://www.consultacinema.org/user/catema/
https://independent.academia.edu/CaterinaMartino/CurriculumVitae
Agostino Maiello, giornalista e storico della fotografia, opera come fotografo di architetture e paesaggio urbano. È stato Caporedattore della rivista telematica di fotografia Nadir Magazine, e si occupa di formazione e divulgazione fotografica, attraverso corsi e seminari.