Lezione Aperta: Fotografia Alter-nativa
Lunedì 18 marzo alle ore 19, in vista del nuovo corso di Fotografia Alter-nativa, terremo una lezione aperta con Gaetano De Crecchio.
Lunedì 18 marzo alle ore 19, in vista del nuovo corso di Fotografia Alter-nativa, terremo una lezione aperta con Gaetano De Crecchio.
Di seguito il programma della serata del 29/02/2024
ore 18: visita guidata con autore Jarno Iotti
ore 19: talk con l’autore Jarno Iotti ed i musicisti Max Cottafavi e Gigi Cavalli Cocchi, membri dei Clan Destino (gruppo storico di Ligabue con il quale ha inciso i primi 4 album). Presentazione del libro “Il respiro del tamburo” di Gigi Cavalli Cocchi. Modera l’incontro Federico Raponi (Tutta Scena e dal 2001 collaboratore del Festival di Teatro Politico di Rocca Sinibalda).
dalle ore 20: sarà possibile godere di un buffet gratuito offerto dal Circolo degli Illuminati nello spazio del garden adiacente alla mostra, nonché partecipare ad una sessione di ritratto durante la quale si potrà essere immortalati da Jarno Iotti con una chitarra iconica di Ligabue. Gradita la prenotazione qui https://forms.gle/cQPUwBUbUQCjUyvP6
ore 21.30: presso il Circolo degli Illuminati, concerto free dei “6000watt”, poliedrica rock band romana tributo a Luciano Ligabue e Clan Destino, affezionata alle sonorità ricercate di quel periodo artistico, che da questi ultimi ha ricevuto apprezzamenti. Special Guest Max Cottafavi e Gigi Cavalli Cocchi, membri dello storico gruppo i Clan Destino.
Mercoledì 13 dicembre alle ore 18.30 presenteremo Smashing Rackets – Tennis e momenti di rottura di Filippo Trojano e Federico Ferrero.
Ogni tennista ha ben stampato nella memoria quel momento di rabbia in cui la propria preziosa racchetta, per la prima volta, è andata in pezzi; momento unico e mai più accaduto per alcuni, solo il primo di una lunga serie per altri, come per il campione russo Marat Safin che in carriera ne ha distrutte più di 1000.
Da Mc Enroe a Berrettini, da Serena Williams a Roberta Vinci, da Pietrangeli a Djokovic, tutti i campioni hanno almeno un’esperienza da raccontare, spesso avvenuta lontano dai riflettori o dagli occhi del pubblico. Attraverso un viaggio fotografico, per la prima volta entriamo nella vita dei grandi tennisti di ieri e di oggi, in quei momenti in cui si arriva a distruggere il proprio strumento, che osservata con attenzione, al pari di un reperto archeologico o indizio poliziesco, permette di ripercorrere una storia a ritroso.
Il “racket smashes”, gesto unico e irripetibile che non esiste in nessun altro sport del mondo, è l’unico che avvicina, e forse rende uguali, il tennista principiante e il numero uno del mondo. Forse.
Giovedì 26 ottobre alle ore 19 presenteremo il nuovo libro di Pierluigi Ciambra “Lullaby and Last Goodbye” con il giornalista Agostino Maiello. Lullaby and last goodbye è un fotolibro autobiografico che, attraverso l’uso di immagini d’archivio e originali, affronta le tematiche del lutto, della rielaborazione dello stesso attraverso la ricerca fotografica e del rapporto tra padri e figli. Mentre osservo le fotografie scattate da mio padre e rivisito i luoghi della mia infanzia nascosti nella mia memoria, recupero coscienza del rapporto con i miei genitori, della nostra vita e di come la mia infanzia non sia stata patinata e limpida come quella descritta in esse, ma piena di crepe.
Quando sono nate le mie figlie ho rivolto il mio obiettivo verso la mia famiglia e ho capito il desiderio di mio padre, anzi la sua esigenza, di conservare la memoria di quegli attimi, di farli vivere per sempre.
Così ho iniziato a fotografarle quotidianamente, riscoprendo insieme a loro la purezza magica dell’infanzia. Le bambine crescono, scoprono un mondo ai loro occhi incontaminato e lo fanno con la libertà di chi svela enormi misteri senza schemi e congetture, con l’ingegno istintivo della curiosità infantile, coinvolgendoti nella loro realtà fiabesca. Grazie a loro il mio sguardo si approfondisce e cambia. Esso divento specchio dell’anima e, mettendosi in ascolto dell’altro, si trasforma.
La fotografia diventa un medium che mi permette di entrare nel loro mondo, di esplorarlo, di conoscerlo e cristallizzarlo, ricordando la mia infanzia e permettendomi di riempire l’assenza e di esorcizzare la morte. Raccontare il loro sguardo sul mondo e, al tempo stesso, mettere a nudo la mia ricerca interiore e il processo di riconciliazione con il mio passato sono le motivazioni alla base di questo mio progetto fotografico.
Attraverso metafore e messe in scena ripercorro i passi compiuti, osservo la magia dell’infanzia e trasformo i loro corpi in memoria, le loro esistenze in icone eterne e immortali. Le immagini d’archivio di mio padre, i disegni e i testi scritti dalle bambine e le mie fotografie sono tre punti di vista che si intrecciano in una struttura narrativa non lineare che inizia con il lutto e la morte e progredisce esorcizzando dubbi e paure attraverso la rivalutazione della storia personale e del punto di vista sulla realtà. Come in un puzzle da risolvere, dove pezzi sparsi creano significato, padri e figli risultano connessi nell’esplorazione e condivisione dei loro mondi.
Giovedì 19 Ottobre alle ore 19.00 presso Officine Fotografiche Giorgio Bonomi e Anna Cochetti, presenteranno il terzo volume de “Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea”.
Questo volume segna la conclusione della ricerca più che decennale dell’autore su questa tematica. I tre volumi risultano la rassegna, nel mondo, più completa ed esaustiva sull’autoritratto fotografico dagli anni Settanta ai nostri giorni, con artisti di tutti i Paesi che sono maestri affermati o giovani agli inizi, comunque tutti “artisti”, sebbene di differenti livelli. In questo studio poderoso vengono presi in considerazione solo autoscatti di artisti, escludendo l’odierno fenomeno del selfie che attiene alla sociologia e non all’estetica.
Attraverso la ricerca della propria identità, con il travestimento, con la narrazione, la sperimentazione, la denuncia, gli artisti pongono problemi profondi che sono psicologici ed estetici, sociali e politici. Ogni autore è presente con alcune immagini e un breve commenti critico.
Il corpo viene definito “solitario” proprio perché l’opera è realizzata in solitudine: l’artista si autoscatta da solo o al massimo con l’ausilio di un amico che preme il pulsante della macchina fotografica. Il corpo “solitario”, inoltre, si impone nella società massificata come testimonianza di malessere ma anche come possibilità di liberazione e di salvezza.
Mercoledì 11 ottobre alle 19 presentiamo a Officine Fotografiche il libro GRA – Un viaggio sul Grande Raccordo Anulare di Roma Foto di Giulio Ielardi a cura di Massimo Siragusa Testi di: Franco Arminio, Giorgio de Finis, Massimo Siragusa edito da PHAOS.
Una visione surreale del Grande Raccordo Anulare di Roma, l’autostrada urbana più lunga d’Italia in 50 fotografie in B/N. GRA è l’autostrada A90, un anello lungo quasi 70 chilometri, 33 uscite, 150.000 veicoli al giorno a percorrerlo. Il suo nome – acronimo di Grande Raccordo Anulare – è legato a Eugenio Gra, principale ideatore e sostenitore dell’opera. Completato nel 1970 ma in eterna trasformazione, oggi il GRA è parte della vita quotidiana dei romani, assai più del centro storico e dei suoi monumenti famosi in tutto il mondo. “La fotografia ha questa grande magia: metterci nelle condizioni di immaginare. Immaginare tutto quello che è assente. Immaginare i volti, il suono della voce, il fisico di tutta l’umanità che non abbiamo fotografato eppure così fortemente presente nei segni. È la vita che irrompe violentemente in un luogo.
Lascia le sue tracce di cura o di abbandono. La sua necessità di trasformare uno spazio in un posto in cui riconoscersi. E la vita Giulio Ielardi la racconta così. Attraverso i segni del tempo, gli oggetti usati e quelli dimenticati. La vita la cerca in un elicottero che diventa insegna. In un picnic sull’erba, immaginando il rombo delle auto come colonna sonora. Non troverete foto di corsie di autostrada in questo lavoro. Perché l’anima del GRA va ricercata altrove, non sull’asfalto”.
(Massimo Siragusa)
Martedì 17 ottobre alle 19 presentiamo presso Officine Fotografiche l’ultimo numero della rivista Il Reportage#56.
Il numero 56 di Reportage (trimestre ottobre-dicembre 2023) apre con un’intervista al famoso fotografo di moda e di reportage etnografici Gian Paolo Barbieri, il quale racconta la sua lunga carriera professionale e di come sia riuscito ad affiancare due generi di fotografia molto diversi tra loro. L’autrice dell’intervista è Simona Scalia. Il primo reportage è invece di Riccardo Romani e parla di una città cinese, Chengdu, considerata la città del futuro, ma che attualmente – dopo le Universiadi del 2023 – sta scontando anch’essa la bolla immobiliare che ha messo in crisi l’economia del Dragone. Un’altra grande città, nella quale i brasiliani avevano risposto moltissima fiducia quando fu fondata (anni Sessanta), è il tema del reportage di Federico Nastasi (il pezzo è accompagnato dalle foto della fotografa-archittetta brasiliana Joana Franca).
Il portfolio centrale del numero è costituito dal lavoro della fotoreporter Ana Maria Arevalo, che è entrata nelle carceri femminili del Salvador e del Guatemala. Segue un ritratto della grande scrittrice austriaca Ingeborg Bachmann nella sua Klagenfurt, ritratto firmato dalla germanista Micaela Latini, in occasione del cinquantenario dalla sua morte. Della continua erosione marina delle spiagge della Sicilia e della Calabria, dove il fenomeno è maggiormente accentuato rispetto al resto d’Italia, si è occupato Angelo Scelfo, ricorrendo anche all’utilizzo del drone. La scrittrice Federica De Paolis, invece, è entrata nel mondo di Tik tok, popolato di minorenni che si esibiscono nel social on line, imitandosi l’una con l’altra, con balletti e canzoni piuttosto volgari e maschiliste di rapper nostrani. Il secondo portfolio è di Fausto Podavini, che racconta la situazione nel Ciad, uno dei Paese più poveri e vulnerabili al cambiamento climatico dell’Africa e del mondo.
Non mancano le recensioni librarie, la rubrica “Un autore un libro” di Maria Camilla Brunetti (l’intervista è a Francesca Coin), la poesia inedita di Valerio Magrelli, da egli stesso commentata, nonché la foto vintage dedicata questa volta alla distruzione del ponte di Mostar da parte dei croati nel 1993. Il racconto è di Federica Sgaggio, l’editoriale del direttore Riccardo De Gennaro parla dei “tempi bui” dell’umanità.
Modera:
Riccardo De Gennaro, direttore Reportage
Intervengono:
Federica De Paolis, scrittrice
Federico Nastasi, giornalista
Riccardo Romani, giornalista e fotografo