Invito- Steele
Presentazione editoriale - 25 maggio ore 18.30 - Officine Fotografiche Roma

American Industry di Kim Steele

di KIM STEELE

Giovedì 25 maggio ore 18.30 presentiamo a Officine Fotografiche Roma il libro  American Industry di Kim Steele – modera l’incontro Andrea Boccalini, fotografo.

La forma e la funzione mi hanno sempre affascinato. Trasformare la struttura in forma è stato il mio obiettivo artistico per quasi quarant’anni. Affascinato dall’industria che pone l’accento sulla struttura, così come dall’architettura che si concentra sulla forma, sono sempre attratto dal catturare le loro strutture e convertirle in forme che trasmettono il loro potere e la loro forza.

Mi piace molto essere in questi “spazi” come sentire la grandezza di una diga che incombe su di me, o il crepitio dell’elettricità ovunque intorno a me o il rombo dei macchinari. I luoghi sono inebrianti. Quando provo a convertire un oggetto inanimato, un eccitatore laser, per far presagire il suo significato, come la fusione, allora mi sento vivo. Ciò è accaduto con aerei, navi, acciaio, nucleare, atomico, acceleratori, spazio e satelliti. Anche la potenza e la muscolosità mi attirano in questi luoghi; incarnando uno dei primi sogni americani. Fotografare questa nuova tecnologia utilizzando la pellicola, con la mia vecchia fotocamera Hasselblad, è stato molto emozionante e familiare.

La pellicola e il mezzo di stampa sono paralleli ai materiali che fotografo da trent’anni: il metallo nelle sue varie forme. E con questa nuova tecnologia, fornisce un ricco contrasto, poiché ci sono così tanti dati digitali nel nostro mondo attuale. L’argento nel processo del film riecheggia questi stessi materiali. Profeticamente, Hasselblad ha appena interrotto la produzione della fotocamera a pellicola della serie 503 (la mia).

Posso sentire la qualità organica della pellicola rispetto alle fredde fotografie digitali e nel corso degli anni ho imparato a comprenderne le proprietà uniche all’interno di vari tipi di pellicola. La stessa forma risiede nel ventunesimo secolo che avevo esplorato nel secolo scorso ma in assenza delle acciaierie e dei treni del carbone.

Questo secolo differisce dall’ultimo in termini di “potenza americana”. L’America ha dominato quasi ogni area dell’industria: acciaio, aviazione e costruzione navale, persino i componenti dei social media… ma ora la nostra direzione, vista in queste fotografie, è la tecnologia rivoluzionaria. Qui si vede una macchina delle dimensioni di un 737 che elimina i tumori cancerosi; un robot che aiuta le persone disabili a camminare e condurre una vita più normale; droni senza pilota ai nostri astrofisici, che visitano il C.E.R.N. per esplorare le origini del nostro universo.

Il vincitore del premio Nobel quest’anno ha identificato qui il bosone di Higgs, una spinta a trovare gli elementi più fondamentali dell’universo.

Ironia della sorte, queste nuove mostruose macchine sono focalizzate su compiti molto specifici, alcuni tumori molto piccoli o la ricerca di particelle subatomiche, e alcuni compongono una rete di elettronica che prende di mira i nemici sul campo o trasporta trilioni di tonnellate di materiali ogni giorno. Il futuro dipende dall’interazione di macchine massicce e parti intricate: un connubio tra vecchio e nuovo che viene trasmesso qui nelle mie immagini.