Laboratori OF - 12 dicembre 2024 ore 18:00 - Officine Fotografiche Roma

VISIONI DI GRUPPO OF LABS

MOSTRE

Mostra degli OF LABS 2024

Giovedì 12 dicembre alle 18:00, dopo la presentazione dei prossimi OF LABS 2025, faremo un brindisi natalizio con pandoro, panettone e spumante per l’inaugurazione della mostra degli OF LABS, laboratori fotografici tematici del 2024 ideati per promuovere la crescita formativa di tutti gli associati nella realizzazione di un lavoro front-end: ripresa, editing, stampa e destinazione delle immagini.

In mostra:
IDENTITÁ - coordinatori Mariella Boccadoro, Francesca Pietrisanti e Nico Piersanti

IN_STRADA - coordinatori Stefano Mirabella, Massimo Valdarchi

L’ALTRO VERDE - coordinatrici Laura Bussotti, Carola Gatta e Antonella Simonelli

MACRO – Close Up Laboratorio – coordinatore Stefano Majolatesi

PLAYLIST – coordinatori  Luca Chiaventi e Mauro Cittadini

INFO MOSTRA:
dal 12 dicembre all’8 gennaio 2025
(Ingresso libero)

ATLANTE DELLA FOTOGRAFIA DI DANZA

Invito Atlante web22 NOVEMBRE ore 18:00
L’inaugurazione della mostra sarà successiva al Convegno
GRAFIE DEL CORPO #CONVEGNO
Studi e ricerche sul rapporto tra fotografia e arti performative (IV edizione)
Ideato da Samantha Marenzi
A cura di: Giordana Citti, Samantha Marenzi, Francesca Pietrisanti, Simona Silvestri

PROGRAMMA DEL CONVEGNO:
ore 10:00 – 13:00

  •  Introduzione alla giornata di convegno
  •  Presentazione del progetto dell’Atlante della fotografia di danza con:
    Samantha Marenzi (DAMS Roma Tre)
    Simona Silvestri (DAMS Roma Tre)
    Francesca Pietrisanti (Officine Fotografiche)
  • Raimondo Guarino (DAMS Roma Tre)

 

ore 15:00 – 18:00

  • Massimo Agus (fotografo)
  • Paola Favoino (fotografa)
  • Augusto Pieroni (docente e curatore

ore 18:00

Inaugurazione  mostra
Atlante della fotografia di danza. Prospettive storiche e sguardi sul presente
Fotografie di Massimo Agus, Paola Favoino e immagini dall’archivio fotografiaedanza.it

 

Scarica programma convegno

La mostra Atlante della fotografia di danza. Prospettive storiche e sguardi sul presente raccoglie gli esiti di una ricerca sui rapporti tra danza e fotografia nei primi decenni del Novecento, che si apre in questa circostanza ad alcune esperienze del contemporaneo. Allestita in occasione della quarta edizione del convegno Grafie del corpo. Studi e ricerche sul rapporto tra fotografia e arti performative, contribuisce all’obiettivo di mettere in relazione le ricerche artistiche e quelle scientifiche, le indagini storiche e quelle espressive, l’elaborazione teorica e la creazione.

Il progetto Atlante, avviato nel 2018 dal gruppo di studi coordinato da Samantha Marenzi e curato in collaborazione con Giordana Citti (Officine Fotografiche Roma), Francesca Pietrisanti (Officine Fotografiche Roma) e Simona Silvestri (DAMS Roma Tre), si basa su un lavoro collettivo di riorganizzazione del materiale iconografico oggetto di raccolta e di studio secondo criteri formali, stilistici, concettuali, o guidati da codici coreutici e/o figurativi. A questo si affianca una ricognizione bio e bibliografica dei soggetti in campo, attivi dai due lati dell’obiettivo fotografico. In tal senso, l’Atlante della fotografia di danza è un progetto ma è anche una pratica, che si rinnova nel tempo e che ragiona su come gestire il grande corpus fotografico accumulato.

L’allestimento proposto è una rappresentazione visiva del metodo di Atlante: dalla raccolta di immagini chiave, attorno alle quali si muovono altre immagini come sciami visuali, alla creazione di focus specifici in cui la rappresentazione ravvicinata di alcune immagini diviene una nuova proposta di visione, un possibile strumento per addentrarsi, scoprire, spostare il punto di vista sull’oggetto in esame.

Atlante accoglie, in questo contesto visivo, anche la fotografia contemporanea, ampliando il proprio immaginario con i lavori di Paola Favoino, fotografa che utilizza la performance nel processo creativo dei progetti fotografici e nel loro allestimento finale, invertendo l’ordine dei fattori che determinano il rapporto tra fotografia e azione esibita, e Massimo Agus, docente e fotografo impegnato nella ricerca sia pratico-artistica che critico-teorica, che lavora sui suoi materiali creando prototipi di libro dedicati a registi o gruppi che hanno lasciato un segno nella storia del teatro, proponendo modelli di auto-organizzazione e valorizzazione del proprio archivio.

FAGHAN - FIGLIE DELL’AFGHANISTAN

di Simona Ghizzoni
a cura di Giulia Tornari
La mostra è parte del progetto "I nostri diritti: dalla negazione all'acquisizione dei diritti per le donne afghane" realizzato da Nove Caring Humans e Zona.

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I TALEBANI STANNO CANCELLANDO I LORO VOLTI E LE LORO VOCI
19 DONNE AFGHANE SI RIPRENDONO IL DIRITTO DI ESISTERE

FAGHAN – FIGLIE DELL’AFGHANISTAN

Inaugura venerdì 18 ottobre alle 18.30 la mostra Faghan. Figlie dell’Afghanistan: 19 ritratti di donne afghane, fuggite dal loro Paese e ora residenti in Italia, realizzati dalla fotografa Simona Ghizzoni, oltre a un documentario inedito di Emanuela Zuccalà che racconta le loro storie. La mostra fa parte del progetto “I nostri diritti: dalla negazione all’acquisizione dei diritti per le donne afghane” realizzato da Nove Caring Humans e Zona.
L’obiettivo è quello di promuovere la conoscenza della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea da parte delle afghane rifugiate in Italia, per sottolinearne  l’importanza attraverso le voci e i volti di chi se li è visti negare. Le 19 protagoniste hanno partecipato a una serie di workshop di ascolto e confronto sul tema, organizzati da NOVE Caring Humans, e parallelamente sono state coinvolte da Zona come protagoniste di un set fotografico e del documentario.
L’intero percorso è stato finanziato da ActionAid International Italia E.T.S. e dalla Fondazione Realizza il Cambiamento nell’ambito del progetto The Care – Civil Actors for Rights and Empowerment, cofinanziato dall’Unione Europea. La mostra è a cura di Giulia Tornari.

Il 15 agosto 2021 i talebani riconquistano l’Afghanistan dopo vent’anni di presenza militare occidentale, instaurando di nuovo una dittatura di stampo religioso. Il Paese sprofonda in un caos di violenze, povertà estrema, violazioni dei diritti umani. I talebani sanciscono  un’apartheid di genere che segrega le donne tra le mura domestiche, vietando loro di studiare oltre la scuola primaria, lavorare fuori casa, frequentare palestre, parchi, saloni di bellezza. In pubblico, alle donne è proibito mostrare il volto, e persino far sentire la loro voce. Per le afghane, l’unica scelta è tra la morte sociale e la fuga all’estero.

Le 19 donne protagoniste della mostra “Faghan. Figlie dell’Afghanistan” sono riuscite a scappare e oggi vivono in Italia da rifugiate. Le loro storie ci restituiscono esistenze  dinamiche e ricche di progetti, prima che i talebani tornassero al potere: studentesse universitarie, operatrici umanitarie, guide turistiche, campionesse sportive, attiviste per i diritti delle donne… Fino alla fuga angosciosa, nei giorni convulsi del 2021 in cui  guardavano i loro sogni sgretolarsi, forzate ad abbandonare una terra che, nonostante tutto, continuano ad amare con profonda nostalgia.

Ora sto vivendo in un luogo in cui posso godere dei diritti umani fondamentali: ho la libertà, la libertà d’espressione, la libertà di scegliere cosa fare, cosa studiare, che lavoro intraprendere, come vivere… Ma da un altro lato penso: perché non posso godere di questi diritti a casa mia, nel mio Paese, con la mia famiglia? Perché oggi sono qui in Italia? Perché ho dovuto diventare una rifugiata, per godere di questi diritti?”, si chiede Mahdia, 19 anni, già campionessa nazionale di Taekwondo, studentessa e attivista.

Libertà, per me, significa avere il diritto di scegliere. Libertà è avere diritto all’istruzione, a potersi evolvere. Libertà è l’orgoglio di essere donna senza la paura che, poiché sono donna, non posso essere libera”, insiste Sonia, 30 anni, in passato autista del primo e unico servizio di trasporto locale in Afghanistan gestito da solo donne per le donne, noto come “Pink Shuttle”.
In lingua dari, faghan significa un gemito, un pianto di dolore. La parola è tratta da un verso di Figlia dell’Afghanistan della poetessa Nadia Anjuman (1980-2005), picchiata a morte dal marito che non tollerava la sua indipendenza di donna e di intellettuale affermata.

Nel fotografare queste donne, Simona Ghizzoni ha immaginato di restituire loro la possibilità, per anni esclusivamente maschile, di entrare in uno studio fotografico per il puro piacere di farsi ritrarre. Le donne si sono truccate, vestite e pettinate in autonomia, come solevano fare prima della censura talebana, per offrire all’obiettivo la loro rappresentazione più autentica.
Ad accompagnare le fotografie, un cortometraggio con la regia di Emanuela Zuccalà che, con interviste e video esclusivi della presa di Kabul nel 2021, approfondisce le storie di cinque di loro.

Questo il link per visionare il trailer del filmato: https://vimeo.com/1009835373

Orari mostra:
(Ingresso gratuito)
OFFICINE FOTOGRAFICHE
Via Giuseppe Libetta 1, Roma
19 ottobre – 16 novembre 2024
Aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19.30;
Sabato dalle ore 10:00 alle 13:00.

ALTA FORMAZIONE IN MOSTRA

Alta Formazione di Officine Fotografiche

Invito Alta Formazione in Mostra(Foto di Liman Wang)

INAUGURAZIONE 02 OTTOBRE ore 18:00

L’Alta Formazione di Officine Fotografiche offre ai suoi associati una formazione fotografica specialistica e professionale oltre che nell’ambito critico e curatoriale. Vanta un prestigioso corpo docente grazie al quale gli studenti possono acquisire ottime competenze attraverso  un valido percorso accademico.

Quest’anno, per l’Alta Formazione, saranno esposti i lavori di:
Sofiya Chotyrbok – Enrica De Nicola – Michele De Santis – Ilaria Gioia – Sestino Letizia​ – Daniele Mele – Tiziana Nicolini – Manuela Turtura – Francesco Vigliotti – Liman Wang

L’ALTA FORMAZIONE DI OFFICINE FOTOGRAFICHE:
FIRMA VISIVA
– con Augusto Pieroni
FOTOGIORNALISMO CONTEMPORANEO – con Alessandro Penso
IL LIBRO FOTOGRAFICO. Fra sperimentazione e progettualità – con Chiara Capodici
SHOOT! Narrazione e Ricerca – con Lina Pallotta

 

Info mostra

02 – 11 OTTOBRE 2024
Inaugurazione 02 Ottobre ore 18:00
Ingresso Libero

Officine Fotografiche Roma

Via G. Libetta 1 | Roma (Metro Garbatella)

UN PONTE PER LA FOTOGRAFIA

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La mostra collettiva dei soci di Officine Fotografiche “Un Ponte per la Fotografia” inaugura venerdì 20 settembre alle ore 18.30 ed è visitabile fino all’11 ottobre!

Vi aspettiamo!

dal 12 al 25 settembre 2024 Ingresso libero - - Officine Fotografiche Roma

LIFE FRAMER

Life Framer Photo Prize

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Dopo Los Angeles (USA) e Bloomington (UK) siamo lieti di ospitare a Roma la mostra Life Framer.
Life Framer è diventata una piattaforma di fama mondiale per scoprire e celebrare la fotografia contemporanea di artisti amatoriali, emergenti e professionisti di tutto il mondo.
Questa mostra itinerante segna il culmine della IX edizione del Life Framer Photography Prize. La mostra presenta splendide fotografie contemporanee dei 24 fotografi vincitori, ognuno scelto da giudici di fama mondiale con temi diversi. Ogni tema è consapevolmente astratto per creare libertà e incoraggiare la creatività.
Le fotografie vincitrici ne sono la prova!

life-framer.com

Final Works

Schermata 2021-06-08 alle 17.32.06

Come ogni anno, arriva l’appuntamento più atteso dai nostri soci. Giovedì 4 luglio alle ore 18.30 si inaugura la mostra finale dei Final Works, un appuntamento imperdibile che mette in luce i risultati finali dei corsisti di Officine Fotografiche.

La mostra sarà aperta a tutti e sarà l’occasione per salutarci prima della chiusura estiva e per la consegna degli attestati.

Vi aspettiamo!

 

 

LA CURA COME SENSO DELL'ESISTENZA

Emergency

Mostra Emergency HD

In occasione del trentennale dalla nascita di Emergency, il contest fotografico dal tema ” La cura come senso dell’esistenza” si propone di evidenziare il senso profondo di Emergency, che fa della cura il cardine della propria attività. Attraverso lo scatto, che racchiude momenti autentici dell’esistenza,  intende rafforzare il significato profondo insito nell’attenzione verso tutto ciò che ci circonda.
Dal 26 al 28 giugno presso lo spazio espositivo di Officine Fotografiche verranno esposte le 20 foto finaliste selezionate dai giudici Stefano Mirabella, Fabio Moscatelli ed Emilio D’Itri
Il 26 alle ore 19 verrà proclamato il vincitore e saranno premiati i primi 3 classificati con premi messi a disposizione da Stefano Mirabella, Officine Fotografiche e Fotosciamanna di Sergio Casella.
L’iniziativa sostiene i progetti umanitari di EMERGENCY

The Architecture of silence

Steven Seidenberg

Invito Seidenberg

Between 1952 and 1972, the Italian government implemented a land reform policy in a few key agrarian centers of the countryside, known as the Riforma Fondiaria. Funded by the Marshall Plan, the program placed land in the possession of impoverished families, but did so without the infrastructure necessary to make the small holdings sustainable. This failure brought about a mass migration into the developing industrial North, leaving dozens upon dozens of post-war, often cast-concrete structures abandoned in the now machine cultivated fields.

In 2017, photographer Steven Seidenberg began exploring the landscapes, material culture, and remaining structures of this failed program in the vast agricultural areas of Basilicata and Puglia. The resultant series of images, collected for the first time in this volume, is not simply documentary, but presents the imperiled remnants of these absent lives in the form of hauntingly beautiful, painterly compositions. Again and again, these photographs reveal a poetic fragility that compels a primordial empathy in the viewer, drawing our attention to the lives destroyed through the Riforma, and thereby evoking the elemental complexity of loss and its aftermath the world over.

The photographs are collected in the book The Architecture of Silence: Abandoned Lives of the Italian South, published by Contrasto. Join us on June 20 at 6.30pm  for a discussion of Steven Seidenberg’s work and a book presentation with Alessandra Mauro of Contrasto.

Biennale Itinerante del Sociale - 4 maggio - Officine Fotografiche

Biennale Itinerante del Sociale

BIS 2024 - LOCANDINA DIGITAL GENERALE

Cos’è BIS – Biennale ITINERANTE del Sociale?

BIS è uno spazio di risonanza internazionale: mostre, proiezioni, podcast, Talk, laboratori, mostre, tavole rotonde, presentazioni di libri. Contenuti innovativi, aggiornati e sempre accessibili.

Anche le piccole storie richiedono una grande audience!

BIS attua una lettura artistico-socio-culturale dei diritti umani e dell’impegno civile. Predilige contenuti che sensibilizzino la comunità globale ai temi dell’integrazione e marginalità sociale, dell’identità di genere, della salute mentale e ambientale.

Sono temi di natura “sociale”, quelli che parlano dei pochi ai molti.

Perché BIS?

BIS perché la società non deprivi ma aggiunga, perché lo spazio pubblico del sociale sia davvero comune e condiviso.

BIS ha l’obiettivo di scoprire, sostenere e promuovere la produzione di fotograf* e documentarist*.

BIS si concentra sul linguaggio artistico visivo ed audiovisivo: far parte della società vuol dire riconoscersi in una biografia collettiva. Queste espressioni artistiche sono in grado di sintetizzare, divulgare e rendere accessibili complessi nodi storici.

NON ESISTE STORIA SENZA TESTIMONI, I TESTIMONI SONO LE NOSTRE STORIE.

BIS si interessa di quelle storie che prendono posizione, che irrompono nella nostra vita segnandone l’immaginario ed indirizzando le nostre azioni.

BIS-BIS-BIS!

Perché vogliamo rievocare, ricordare e ripeterci che la società è un intreccio fitto di individualità, ognuno forma e deforma questo tessuto sociale senza il quale sarebbe impossibile qualsiasi forma di vita. Pachamama ritiene che siano proprio le artist* nel quadro complessivo della struttura sociale a svolgere il ruolo di interpreti e/o antagonisti della pluralità, ed è proprio a loro che poniamo i nostri interrogativi.

BIS vuol dire dare una chance, ancora una volta e una volta ancora. Vogliamo sostenere e dare visibilità a quei progetti a impatto sociale che sono rimasti incompiuti o privati, attualizzare ciò che c’è o che potrebbe nascere nel futuro: essere la Pachamama con cui poter crescere e in cui riconoscersi.

 

L’associazione culturale Pachamama si impegna nella ricerca di un equilibrio equo ed etico fra pratica curatoriale, divulgazione dei diritti umani, ambientali e animali.

PROGRAMMA DA SCARICARE