Making love to G is gonna be like the first time I tried a cheeseburger
Venerdì 29 settembre alle 19 presentiamo il libro Making love to G is gonna be like the first time I tried a cheeseburger di Eleonora Calvelli, prenderà parte all’incontro Francesca Orsi giornalista e curatrice.
Making love to G is gonna be like the first time I tried a cheeseburger, è un progetto fotografico a lungo termine, iniziato nel 2012, volto ad analizzare i temi dell’intimità, del voyeurismo e della violenza all’interno del genere reality show televisivo, divenuto terreno privilegiato per nuove strategie di marketing che fondono tecniche e stilemi tipici del linguaggio pubblicitario con le narrazioni dell’intrattenimento.
Il genere del reality show offre pertanto un punto di osservazione dello sviluppo dell’industria culturale; inoltre, la stretta connessione tra reality e strategie commerciali evidenzia come il mercato possa colonizzare la comunicazione di massa.
Nel libro sono confluite due serie di fotografie che ritraggono due reality show la cui l’idea alla base della trama, ispirata ad altri format televisivi come il Grande Fratello, è quella di riunire ragazzi e ragazze in una casa e filmare le loro interazioni 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Il plot di ogni puntata è costituito da una serie ininterrotta di liti (a volte violente), serate in discoteca, ubriacature, relazioni, sesso, scene di gelosia e riconciliazioni tra gli occupanti della casa.
Ho deciso di focalizzare la mia ricerca su questi due reality perché hanno un’estetica kitsch ben definita e rivelano in maniera più evidente la costruzione del format televisivo.
La prima serie di fotografie, tratta dalla serie televisiva britannica Geordie Shore, include stills in bianco e nero dei momenti di intimità degli attori, censurati dalle stesse coperte sotto cui si nascondono.
La seconda serie comprende stills a colori del reality show americano Bad Girls Club e si concentra esclusivamente sulle scene di accesi litigi, violenti confronti fisici e lotta tra le ragazze protagoniste.
Nel capitolo di The Skin of Culture intitolato “Television, The Collective Imagination”, Derrick de Kerckhove teorizza che la televisione parli al corpo (inteso come sistema neuro-muscolare) piuttosto che alla mente.
Le immagini televisive sfrecciano sullo schermo velocemente, costringendo lo spettatore a “ricostruire” l’oggetto e il significato di ciò che vede attraverso rapide generalizzazioni, rimanendo esposto ai messaggi subliminali veicolati dal mezzo.
“Questo è involontario a causa della nostra programmazione biologica antediluviana: i sistemi nervosi autonomi dei mammiferi superiori sono addestrati a rispondere a qualsiasi cambiamento percettibile nell’ambiente che potrebbe essere rilevante per la sopravvivenza. Siamo condizionati a rispondere involontariamente a qualsiasi tipo di stimolo, interno o esterno, con quella che in psico-fisiologia clinica viene chiamata la Orienting Response (OR).
Tuttavia, Making love to G is gonna be like the first time I tried a cheeseburger non è un progetto che intende riflettere solo sulla televisione e sul genere dei reality show, ma anche sul nostro rapporto con i media. Come guardiamo e quanta attenzione prestiamo alle cose che vediamo?