Il Reportage - incontri di fotogiornalismo
Martedì 17 ottobre alle 19 presentiamo presso Officine Fotografiche l’ultimo numero della rivista Il Reportage#56.
Martedì 17 ottobre alle 19 presentiamo presso Officine Fotografiche l’ultimo numero della rivista Il Reportage#56.
Bacigalupo racconta le tappe della sua carriera professionale, l’impegno e le sfide che devono affrontare queste due riviste dopo l’avvento dell’online e i rischi dell’intelligenza artificiale.
Segue un reportage da un piccolo paese del Piemonte, Viganello, costretto a vivere senza il sole, oscurato dalla montagna, per quasi tre mesi (l’autore è Filippo Venturi). Giovanna Dell’Acqua spiega, invece, con articolo e foto, le difficoltà degli studenti fuori sede che frequentano l’Università di Bologna e non trovano una stanza a prezzi accessibili.
Il reportage successivo è di Marco Raccichini, il quale ha fotografato la pesca dei pesce spada nello Stretto di Messina e ha scritto per noi un emozionante racconto che ricorda Moby Dick.
Il portfolio centrale del numero ci porta invece in Tibet, grazie alle foto molto evocative del senso di spiritualità di questa regione del fotografo francese Jacques Borgetto. Ilaria Romano, invece, è andata a intervistare un profugo afghano in provincia di Taranto, il quale era un docente universitario a Herat e vice capo di gabinetto della prefettura e ora, dopo innumerevoli rischi e traversie nel corso della fuga in Italia, raccoglie frutta nei campi della Puglia.
Ci trasferiamo poi in un ranch del Sud Dakota, dove Giulia Ricca, italianista dell’Università della Columbia di New York, ha assistito a una crudele caccia ai cervi, ai bisonti e alle alci, che attira molti turisti con il fucile. Il secondo portfolio è dedicato alla Groenlandia, che – si scopre – non teme il cambiamento climatico e lo scioglimento dei ghiacciai in corso.
L’autore è il fotografo britannico Bradley Secher. Come di consueto non mancano le recensioni librarie, la poesia di Valerio Magrelli, commentata da lui stesso, la rubrica “un autore un libro” di Maria Camilla Brunetti. L’editoriale del direttore Riccardo De Gennaro parla dei giornali di regime, mentre la foto vintage ricorda le stragi di mafia a Milano, Firenze e Roma del ’93. Il racconto è di Federica De Paolis.
Venerdì 29 settembre alle 19 presentiamo il libro Making love to G is gonna be like the first time I tried a cheeseburger di Eleonora Calvelli, prenderà parte all’incontro Francesca Orsi giornalista e curatrice.
Making love to G is gonna be like the first time I tried a cheeseburger, è un progetto fotografico a lungo termine, iniziato nel 2012, volto ad analizzare i temi dell’intimità, del voyeurismo e della violenza all’interno del genere reality show televisivo, divenuto terreno privilegiato per nuove strategie di marketing che fondono tecniche e stilemi tipici del linguaggio pubblicitario con le narrazioni dell’intrattenimento.
Il genere del reality show offre pertanto un punto di osservazione dello sviluppo dell’industria culturale; inoltre, la stretta connessione tra reality e strategie commerciali evidenzia come il mercato possa colonizzare la comunicazione di massa.
Nel libro sono confluite due serie di fotografie che ritraggono due reality show la cui l’idea alla base della trama, ispirata ad altri format televisivi come il Grande Fratello, è quella di riunire ragazzi e ragazze in una casa e filmare le loro interazioni 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Il plot di ogni puntata è costituito da una serie ininterrotta di liti (a volte violente), serate in discoteca, ubriacature, relazioni, sesso, scene di gelosia e riconciliazioni tra gli occupanti della casa.
Ho deciso di focalizzare la mia ricerca su questi due reality perché hanno un’estetica kitsch ben definita e rivelano in maniera più evidente la costruzione del format televisivo.
La prima serie di fotografie, tratta dalla serie televisiva britannica Geordie Shore, include stills in bianco e nero dei momenti di intimità degli attori, censurati dalle stesse coperte sotto cui si nascondono.
La seconda serie comprende stills a colori del reality show americano Bad Girls Club e si concentra esclusivamente sulle scene di accesi litigi, violenti confronti fisici e lotta tra le ragazze protagoniste.
Nel capitolo di The Skin of Culture intitolato “Television, The Collective Imagination”, Derrick de Kerckhove teorizza che la televisione parli al corpo (inteso come sistema neuro-muscolare) piuttosto che alla mente.
Le immagini televisive sfrecciano sullo schermo velocemente, costringendo lo spettatore a “ricostruire” l’oggetto e il significato di ciò che vede attraverso rapide generalizzazioni, rimanendo esposto ai messaggi subliminali veicolati dal mezzo.
“Questo è involontario a causa della nostra programmazione biologica antediluviana: i sistemi nervosi autonomi dei mammiferi superiori sono addestrati a rispondere a qualsiasi cambiamento percettibile nell’ambiente che potrebbe essere rilevante per la sopravvivenza. Siamo condizionati a rispondere involontariamente a qualsiasi tipo di stimolo, interno o esterno, con quella che in psico-fisiologia clinica viene chiamata la Orienting Response (OR).
Tuttavia, Making love to G is gonna be like the first time I tried a cheeseburger non è un progetto che intende riflettere solo sulla televisione e sul genere dei reality show, ma anche sul nostro rapporto con i media. Come guardiamo e quanta attenzione prestiamo alle cose che vediamo?
Martedì 13 giugno alle 19 presentiamo a Officine Fotografiche il progetto NEXT GENERATION realizzato tra il 2020 e il 2022, risultato vincitore del bando VitaminaG 2020 nell’ambito del programma GenerAzioniGiovani e finalizzato i n un libro fotografico omonimo.
Ad oggi in Italia vivono più di 1 milione di minori di origine straniera, di cui il 75,3% nato su
territorio nazionale. Il 79% di essi non ha la cittadinanza italiana. Tuttavia, come spesso succede, non è sufficiente guardare al dato statistico per rendersi conto dell’entità di un fenomeno, è necessario avvicinarsi e dare un nome, un volto e una voce a questi numeri.
Inoltre, il progetto è stato selezionato dall’iniziativa Countless Cities – Biennale delle Città del Mondo curata da Farm Cultural Park che si svolgerà nelle sedi istituzionali di Favara e Mazzarino da giugno 2023 a gennaio 2024.
All’interno di questo progetto sono raccolte 19 testimonianze dirette di un gruppo di ragazzi e ragazze con background migratorio, tra i 17 e i 30 anni, che vivono e lavorano a Roma. Accanto ai ritratti fotografici, sono presenti alcune foto in bianco e nero di alcuni luoghi della capitale maggiormente frequentati dalle nuove generazioni. L’obiettivo è quello di rappresentare il valore dei ragazzi in quanto cittadini attivi che danno colore, in senso metaforico, ai luoghi che abitano e frequentano.
Arianna Massimi è una fotografa e filmmaker che lavora sui temi dell’empowerment femminile, dell’inclusività e delle politiche sociali. AICS, Fondazione Enel, Save the Children e ANMIL sono solo alcune delle organizzazioni governative e private con cui ha collaborato. Ha contribuito alla produzione e alla realizzazione di numerosi progetti, come la serie multimediale African Century, incentrata sullo sviluppo sostenibile del continente africano, e il progetto Italiani Europa, che racconta la storia dell’ immigrazione italiana in alcuni paesi chiave europei. Negli ultimi anni si è dedicata in modo specifico al tema dell’infanzia a rischio in Italia, realizzando insieme a Riccardo Venturi il progetto Stati d’Infanzia – Viaggio nel paese che cresce, prodotto dall’Impresa Sociale “Con i Bambini” e finalizzato in una mostra e documentario omonimi.
Il libro fotografico: storia, progettazione e design. Martedì 6 giugno ore 19 ospitiamo a Officine Fotografiche Roma un incontro con Chiara Capodici, book designer e curatrice.
Il libro fotografico è diventato sempre più un oggetto: da sfogliare, studiare, osservare. Dedichiamo una serata alla (ri)scoperta dei libri fotografici che hanno segnato la storia della fotografia fino ad arrivare a quelli più recenti.
Oltre alla storia si parlerà di progettazione e di design, per entrare nel vivo di come si realizza uno dei sogni nel cassetto di ogni fotografo.
Le iscrizioni sono aperte e sono in PROMOZIONE fino al 21 luglio 2023.
Giovedì 25 maggio ore 18.30 presentiamo a Officine Fotografiche Roma il libro American Industry di Kim Steele – modera l’incontro Andrea Boccalini, fotografo.
La forma e la funzione mi hanno sempre affascinato. Trasformare la struttura in forma è stato il mio obiettivo artistico per quasi quarant’anni. Affascinato dall’industria che pone l’accento sulla struttura, così come dall’architettura che si concentra sulla forma, sono sempre attratto dal catturare le loro strutture e convertirle in forme che trasmettono il loro potere e la loro forza.
Mi piace molto essere in questi “spazi” come sentire la grandezza di una diga che incombe su di me, o il crepitio dell’elettricità ovunque intorno a me o il rombo dei macchinari. I luoghi sono inebrianti. Quando provo a convertire un oggetto inanimato, un eccitatore laser, per far presagire il suo significato, come la fusione, allora mi sento vivo. Ciò è accaduto con aerei, navi, acciaio, nucleare, atomico, acceleratori, spazio e satelliti. Anche la potenza e la muscolosità mi attirano in questi luoghi; incarnando uno dei primi sogni americani. Fotografare questa nuova tecnologia utilizzando la pellicola, con la mia vecchia fotocamera Hasselblad, è stato molto emozionante e familiare.
La pellicola e il mezzo di stampa sono paralleli ai materiali che fotografo da trent’anni: il metallo nelle sue varie forme. E con questa nuova tecnologia, fornisce un ricco contrasto, poiché ci sono così tanti dati digitali nel nostro mondo attuale. L’argento nel processo del film riecheggia questi stessi materiali. Profeticamente, Hasselblad ha appena interrotto la produzione della fotocamera a pellicola della serie 503 (la mia).
Posso sentire la qualità organica della pellicola rispetto alle fredde fotografie digitali e nel corso degli anni ho imparato a comprenderne le proprietà uniche all’interno di vari tipi di pellicola. La stessa forma risiede nel ventunesimo secolo che avevo esplorato nel secolo scorso ma in assenza delle acciaierie e dei treni del carbone.
Questo secolo differisce dall’ultimo in termini di “potenza americana”. L’America ha dominato quasi ogni area dell’industria: acciaio, aviazione e costruzione navale, persino i componenti dei social media… ma ora la nostra direzione, vista in queste fotografie, è la tecnologia rivoluzionaria. Qui si vede una macchina delle dimensioni di un 737 che elimina i tumori cancerosi; un robot che aiuta le persone disabili a camminare e condurre una vita più normale; droni senza pilota ai nostri astrofisici, che visitano il C.E.R.N. per esplorare le origini del nostro universo.
Il vincitore del premio Nobel quest’anno ha identificato qui il bosone di Higgs, una spinta a trovare gli elementi più fondamentali dell’universo.
Ironia della sorte, queste nuove mostruose macchine sono focalizzate su compiti molto specifici, alcuni tumori molto piccoli o la ricerca di particelle subatomiche, e alcuni compongono una rete di elettronica che prende di mira i nemici sul campo o trasporta trilioni di tonnellate di materiali ogni giorno. Il futuro dipende dall’interazione di macchine massicce e parti intricate: un connubio tra vecchio e nuovo che viene trasmesso qui nelle mie immagini.
Martedì 22 maggio alle 19.00 presentiamo a Officine Fotografico il libro DOM di Stefano Mirabella.
[…]
E’ una giornata qualunque qui a Cieszęta, un remoto e minuscolo paesino nel nord della Polonia, da queste parti il tempo scorre lento, con un ritmo dettato esclusivamente dalla natura e dal lavoro dell’uomo, poi ci sono loro, i bambini, che crescono con le cose semplici di tutti i giorni e che regalano gioia e vitalità alle loro fattorie che altrimenti sarebbero calme e silenziose fino a sera.
Da queste parti le giornate si susseguono le une uguali alle altre, il tempo sembra essersi fermato e sarebbe davvero difficile percepirne i minimi cambiamenti se non vivessi con loro solo per un breve periodo dell’anno. Durante questo breve arco di tempo mi è naturale raccogliere frammenti, attimi e situazioni nel tentativo di scrivere un personalissimo diario di famiglia.
Ingresso libero.
Mercoledì 10 maggio alle 19 presentiamo a Officine Fotografiche Roma il libro di Francesco Minucci ” Per nascita e per scelta.”
La Maremma è punto di arrivo e di partenza contiene il germe della provvisorietà e contemporaneamente crea dipendenza. La sensazione è di trovarsi in un luogo che ti somiglia. Non è fatta di una bellezza edulcorata, non è un luogo in cui l’uomo ha modellato tutto il paesaggio a suo uso e consumo, è vera. La verità attrae, come una casa accogliente. Forse è questa alchimia che forma il suo popolo che è meticcio per natura. Per nascita e per scelta è, dunque, innanzitutto una ricerca che usa la fotografia come mezzo espressivo. “In un viaggio volutamente casuale ho reso esplicito chi, spesso, voleva restare nascosto. Ho pensato alla Maremma e all’Amiata come miniere umane dove scovare tesori e li ho trovati. Chi ha accettato di essere fotografato lo ha fatto per dimostrare con evidenza il suo affetto per questa terra.” Per nascita e per scelta è 123 ritratti + 1 paesaggio eterogenei per i soggetti protagonisti, riuniti soltanto dall’impostazione stilistica. I volti noti della politica e dello spettacolo, maremmani per scelta, si alternano ai volti dei maremmani per nascita.
Siamo molto felici di ospitare negli spazi di Officine Fotografiche Roma Almanacco 2023 Frigidaire – Storie di carne e di fantasmi. Avremo come ospite Vincenzo Sparagna, direttore della storica rivista Frigidaire - in dialogo con Emanuele Martorelli, direttore di Starmale.net
Frigidaire esordì a novembre 1980 dopo oltre un anno di cooperazione tra Sparagna, Tamburini e Filippo Scozzari, ponendosi fin dall’inizio come rivista che travalicasse le logiche dell’informazione settoriale, accostando fumetto e giornalismo d’assalto, in un progetto comunicativo che trattasse anche di arte, satira, musica, politica, letteratura e filosofia. Il tentativo dichiarato era quello di “un racconto fenomenologico del mondo, per uscire dall’universo delle ideologie che negli anni Settanta avevano avvelenato anche l’analisi”.
Nel gruppo che partecipò alla fondazione della rivista vi furono poi Franz Ecke, Aldo Di Domenico, Silvio Cadelo, José Muñoz e il francese Marc Caro.
La rivista fu presentata al Lucca Comics nel 1980 in una conferenza che subito destò polemiche per la performance di Andrea Pazienza che, citando una propria vignetta presente nel primo numero, esibì una siringa e mimò un’iniezione di eroina.
Il gesto fu poi paragonato da Sparagna, nel suo Frigidaire. L’incredibile storia e le sorprendenti avventure della più rivoluzionaria rivista d’arte del mondo al gesto di sfida in cui Sid Vicious spara sui propri fans. Il primo numero uscì in edicola il 28 ottobre 1980, era composto da 84 pagine in formato magazine e la copertina era dedicata ai Devo.
Nella redazione, diretta da Sparagna, vi erano poi Tanino Liberatore, Massimo Mattioli, Andrea Pazienza, Filippo Scozzari, Stefano Tamburini e, tra i collaboratori, comparivano anche Mario Schifano e Oreste Del Buono.
Nei primi anni Ottanta la rivista Frigidaire, con la collaborazione del giornalista lituano Savik Schuster, realizzò e diffuse in Afghanistan e nell’est europeo una falsa Stella Rossa (il quotidiano dell’Armata Rossa), con la copertina di Gaetano Liberatore che raffigurava un soldato russo che spezza un kalashnikov sotto il titolo “Basta con la guerra! Tutti a casa!”. Copie del falso furono affisse nottetempo, con l’aiuto dei mujaheddin di Abdul Haq, anche per le vie di Kabul, allora occupata dai sovietici.
Programma:
Apertura ore 18.30 – Mostra di alcune copertine di Frigidaire
Ore 19.00
Vincenzo Sparagna, direttore della storica rivista Frigidaire, presenta l’Almanacco 2023
Modera Emanuele Martorelli direttore di Starmale.net
Ore 20.00
Massimo Saccares, documentarista, presenta il suo documentario
I quarant’anni di Frigidaire
A seguire proiezione documentario
Mercoledì 19 aprile ore 19 presentiamo a Officine Fotografiche Roma l’ultimo numero della rivista Il Reportage, interverranno alla serata:
Michela A. G. Iaccarino (giornalista e fotografa)
Gabriella Saba (giornalista)
Yarin Trotta Del Vecchio (fotografo)
Modera:
Maria Camilla Brunetti (caporedattrice Reportage)
L’ultimo numero si apre con una ricognizione di Gabriella Saba nella via più multietnica di Milano, forse d’Italia: via Padova.
Di via Padova si scrive molto da anni, ma la notizia è che ora sta radicalmente cambiando, al punto da rischiare lo snaturamento (le numerose foto sono della stessa cronista).
Segue un reportage dall’Irlanda del Nord, per l’esattezza da Belfast e Derry, dove sono ancora visibili le cicatrici della guerra tra cattolici e protestanti, rispettivamente pro e contro l’indipendenza dalla corona inglese.
Lo firma Michela A.G. Iaccarino. Jonas Kako è il fotografo tedesco che ha realizzato un lavoro molto esteso sul fiume Colorado e che con la foto da noi scelta per la copertina è stato, dopo l’uscita del numero, uno dei premiati del Wpp 2023.
Ingresso libero.