Niente da vedere
La città contemporanea è spesso indefinibile. Un calderone in cui confluiscono linguaggi e pratiche che sembrano dialogare tra loro in modo confuso. La città dei paradossi identitari, architettonici e sociali. Un andirivieni di immagini in cui gli individui, flâneur contemporanei o attori attivi, iscrivono la propria esperienza.
Ma la città è anche uno stato d’animo, citando Robert Park, e arti urbane, nelle proprie declinazioni testuali, visive e performative, possono insinuarsi tra le sue trame e raccontarla trasversalmente. Dotando orizzonti di senso all’esperienza metropolitana, ne connotano forma e relazioni. La fotografia si rivela quella più completa, perché esprime nel migliore dei modi la forma che ogni città rivela. Coglie le tensioni e i paradossi, cercando la bellezza attraverso l’adesione al reale.
Niente da Vedere ricompone la forma scomposta di Roma. Cantieri inattivi, spazi verdi a compensazione di standard urbanistici, cartelloni pubblicitari, muri/barriere di recinzione. Citazioni del quotidiano che restituiscono l’immagine di una metropoli in balia degli interessi privati, che ha perso la sua dimensione sociale: la Roma della Metro C, della Nuvola e della speculazione; degli scontri di Tor Sapienza e delle gated communities sul Raccordo.
Robert Smithson, descrivendo le periferie di Passaic in New Jersey, scrive: “Quel panorama azzerato sembrava contenere rovine al contrario, ovvero tutte le costruzioni che eventualmente saranno costruite. Questo è l’opposto della rovina romantica, perché gli edifici non cadono in rovina dopo essere stati costruiti, ma piuttosto sorgono in rovina prima di essere eretti.”
La Roma di Niente da Vedere è abitata da rovine silenziose che non riconosciamo in quanto tali perché non suscitano ricordi e negano ogni domani.
Nel renderle visibili, Niente da Vedere svela la loro esistenza ponendo la questione del futuro che sembrano volerci far dimenticare.
Marta Atzeni e Marta Veltri
Roma, settembre 2015
Le aspettative di chi visita una mostra fotografica sono generalmente quelle di trovare il bello o l’inconsueto. Lo scopo di questa operazione è invece opposto: gli autori qui rappresentati rivolgono la propria attenzione al consueto. Grazie all’approccio progettuale, l’attenzione all’ordinario viene amplificata mettendo in evidenza aspetti nascosti a chi normalmente guarda con occhi assuefatti la realtà quotidiana. Attraverso immagini documentarie e superando il racconto didascalico si esplorano aspetti paralleli della città eterna, mostrandone nuove criticità.
Info mostra
Niente da vedere
di Vincenzo Labellarte, Paolo Fusco, Daniele Cametti Aspri, Sergio Figliolia
dal 18 settembre al 14 ottobre 2015
inaugurazione venerdì 18 settembre, ore 19
orari di ingresso:
dal 18 al 27 settembre, dal lunedì al venerdì ore 9-17
dal 28 settembre al 14 ottobre, lunedì ore 9-13, dal martedì al venerdì ore 9-13 e 16-22, sabato ore 16-22, domenica 15-20
Teatro Ambra alla Garbatella – spazio AmbrArte
piazza Giovanni da Triora, 15 – Roma