Progetto annuale - da marzo 2013 a gennaio 2014 - luoghi vari

Rhome – sguardi e memorie migranti

a cura di Claudia Pecoraro
Un progetto del Museo di Roma, in collaborazione con l’Associazione Culturale “èarrivatoGodot”, il CNR - Dipartimento Scienze Umane e Sociali Patrimonio Culturale e Officine Fotografiche Roma

copertina_rhomeRhome è un progetto di ricerca curato da Claudia Pecoraro che ha affiancato il Museo di Roma e un campione di migranti della città lungo un percorso di conoscenza e riconoscimento reciproco, che si è mosso dal sentimento della memoria della città per guardare in direzione del dialogo interculturale e dell’inclusione sociale.

Il rapporto è stato attivato accogliendo i migranti nel Museo, e chiedendo ai nuovi cittadini il loro punto di vista sulla città, coinvolgendoli come soggetti attivi della ricerca.

Il progetto si è articolato in cinque fasi, in collaborazione con l’Associazione Culturale “èarrivatoGodot”, il CNR – Dipartimento Scienze Umane e Sociali Patrimonio Culturale e Officine Fotografiche Roma, a conclusione delle quali è stata realizzata una mostra a palazzo Braschi.

fase 1. Il supporto scientifico: studio teorico e incontri

La fase preliminare, durata cinque mesi, è consistita nello studio e approfondimento della più aggiornata e accreditata bibliografia italiana e internazionale in materia di migrazioni. In contemporanea, si sono svolti incontri con molteplici operatori italiani che, a diversi livelli, lavorano a stretto contatto con gli immigrati, ed è stato instaurato un fitto dialogo con i principali uffici di servizi per gli immigrati, Caritas, Centro Astalli, Casa dei Diritti Sociali, Comunità di S. Egidio, ricercatori del CNR, centri di cultura esteri, fondazioni e associazioni private, medici dell’immigrazione, giornalisti, ecc.

fase 2. La scelta dei partecipanti

Coinvolgimento degli “stranieri migranti”, attraverso una serie di interviste.
Requisiti richiesti:
– maggiore età;
– presenza sul territorio non inferiore a uno-due anni (tempo necessario a sviluppare un legame con la città);
– essere migranti di prima generazione (in quanto oggetto della ricerca è il punto di vista di chi si è spostato dal proprio luogo d’origine)
Il profilo dei partecipanti è stato scelto sulla base del dato che gli immigrati a Roma – come in tutte le maggiori metropoli – costituiscono una realtà molto variegata e frammentaria. Si è cercato dunque di coinvolgere interlocutori differenziati per origine, età, cultura, fasce sociali, lingue, religioni, mestieri, motivi e cause del trasferimento a Roma. Sono state individuate in totale 35 persone, riservando particolare riguardo di rappresentanza alle 14 comunità più numerose a Roma (secondo i dati del IX Rapporto dell’Osservatorio Romano sulle Migrazioni) e scegliendo anche tra immigrati
provenienti da altri paesi. I 35 selezionati sono stati contattati dalla curatrice del progetto e da alcuni collaboratori. Molti degli intervistati hanno procurato altri contatti, innescando un procedimento a catena. Laddove necessario, sono state interpellate associazioni specifiche delle varie comunità.

fase 3. Le interviste-conversazioni

I migranti hanno partecipato per adesione spontanea, dopo aver ascoltato un’accurata spiegazione del progetto e degli obiettivi. Le interviste si sono svolte individualmente, nei tempi concordati di volta in volta con la curatrice, nei luoghi più vari della città. È stato seguito il metodo dell’“intervista in profondità”, attraverso un questionario non rigido, ma con domande aperte, tali da stimolare gli intervistati a raccontarsi in modo informale, come in una vera e propria conversazione. Fin dall’inizio, considerate la composizione eterogenea dei partecipanti e la possibilità che tra loro vi fossero rifugiati politici, è stato deciso di non registrare le interviste in audio o in video, per evitare qualsiasi forma di disagio e per consentire a tutti una maggiore spontaneità e apertura. Le domande hanno indagato il rapporto di ciascuno degli intervistati con Roma, la loro memoria personale, il sentimento di affezione o disaffezione, il senso di accoglienza o rifiuto rispetto ai luoghi della città. A ognuno è stato infine chiesto di scegliere un luogo in particolare da fotografare, che rispondesse alla seguente domanda:
“Qual è un luogo che non dimenticherai mai di Roma? Un luogo che, anche se tornassi nel tuo Paese d’origine o andassi a vivere in un altro posto, porteresti sempre con te?”

fase 4. Le fotografie in giro per la città …e la visita al museo

La fase fotografica è stata supportata dall’associazione no profit Officine Fotografiche di Roma, che ha selezionato il gruppo di 12 allievi e insegnanti che hanno partecipato attivamente al progetto. I 35 migranti sono stati ricontattati e si sono recati sul luogo da essi prescelto, accompagnati da un fotografo e sempre in presenza della curatrice. Fotografi e migranti hanno intessuto un dialogo mirato a comprendere in profondità le ragioni della scelta del luogo, ragionando insieme sulla costruzione dell’immagine, sull’inquadratura che meglio riuscisse ad esprimere la visione personale di ciascuno. In questo modo, ogni fotografo si è reso, grazie alle sue competenze professionali, “occhio” dell’altro, che è rimasto il vero regista della fotografia. Nella stessa occasione e nello stesso scenario i fotografi hanno realizzato il ritratto dei migranti. Il materiale raccolto è stato seguito in tempo reale dagli insegnanti e dal presidente di Officine Fotografiche, il quale ha indirizzato e curato la scelta delle fotografie. Nel corso di questa fase, tutti i partecipanti sono stati invitati a palazzo Braschi, per incontrarsi e per conoscere il museo nel quale saranno rappresentati. E’ stata un’occasione di dialogo e di scambio a cui è seguita una visita accompagnata attraverso le sale espositive, momento particolarmente significativo per chi non aveva ancora mai avuto l’opportunità di visitare un museo. Migranti, fotografi, curatori, staff del Museo di Roma e ricercatori del CNR, tutti hanno partecipato a questa importante esperienza di condivisione.

fase 5. La mostra

A conclusione del progetto, a febbraio 2014, è stata allestita una mostra a palazzo Braschi.
L’esposizione ha raccolto i risultati della ricerca. Ogni partecipante è stato rappresentato dalla fotografia del posto prescelto, dal proprio ritratto fotografico e dal breve racconto delle motivazioni che rendono quel luogo speciale e significativo.
Materiali audio e video hanno raccolto le testimonianze e le voci dei migranti in lingua originale. Una sezione della mostra è stata affidata al CNR, in particolare ai demografi dell’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali. Schede e pannelli didattici hanno contribuito a contestualizzare il progetto in un quadro generale dedicato al fenomeno delle migrazioni in Italia e a Roma. A marzo 2014 è stato infine prodotto e presentato un catalogo che ha non solo raccolto il materiale fotografico, ma anche illustrato gli obiettivi, le fasi e i risultati della ricerca.