Masaniello di Mario Spada
Presentazione editoriale - giovedì 30 maggio ore 19 - Officine Fotografiche Roma

Masaniello – presentazione editoriale

Intervengono: Mario Spada, Italo Ferraro, Michele Attianese, Alberto D'Angelo.

Giovedì 30 maggio alle 19 Masaniello è un progetto in forma di libro de Iilfilodipartenope pubblicato nella collana Operette, collana che raccoglie traduzioni di senso e non letterali di canzoni popolari.

Al poeta-scrittore è affidata la traduzione allegorica e di senso del testo del canto popolare, in questo caso ’O cunto ’e Masaniello di Roberto De Simone.

Agli artisti è chiesto di tradurre in segno le parole dello scrittore ed il testo della canzone, realizzando opere originali di piccolo formato.

Il testo è di Italo Ferraro, gli artisti a cui è stata affidata la traduzione in segno sono Michele Attianese con disegni a grafite e olio su carta e Mario Spada con fotografie originali stampate su carta fineart.

All’interno del libro anche il testo de ’O cunto ‘e Masaniello di Roberto De Simone con la riproduzione del manoscritto della struttura musicale del canto ed una nota introduttiva di Massimiliano Virgilio.

La tiratura è di 100 copie numerate e firmate con due opere originali di Michele Attianese e 100 copie numerate e firmate con due fotografie originali di Mario Spada.

 

Dalla nota introduttiva di Massimiliano Virgilio.

Masaniello è una maschera. Non a caso, nel Cunto di Roberto De Simone “A lu tiempo de ‘sti gabelle, Masaniello è Pulcinenella”. Pulcinella. La maschera eccellente e porosa che tutto assorbe della napoletanità e della napoletanità tutto riflette, come se dalle froge e dagli occhi della sua bautta ne uscissero i raggi luminosi di un’appartenenza sbilenca, di un discorso iniziato, di un cunto ininterrotto ed eterno. Sempre ammesso, in deroga alla storia e alla logica, che col termine napoletanità si riesca a indicare qualcosa di preciso e poco nocivo. Ma se Pulcinella è la maschera-ombrello della napoletanità, Masaniello è la sabbia che lo tiene fermo al calduccio, è la granaglia di cui è composta la città traviata dai suoi diavoli “cresciuti nella contraddizione”, come scrive nel suo testo d’apertura Italo Ferraro.

Lo stesso studioso che ha dato vita al monumentale Atlante della città storica, opera fondamentale per capire Partenope, o meglio, per intraprendere quel percorso di comprensione di Partenope dagli sbocchi così incerti e oscuri, simili ai fondaci senza uscite né salvezza in quella parte di città che sta tra il mare e la città greca, il Mercato dove è ambientata la breve vita del pescivendolo Masaniello. Teatro, musica, canto, urbanistica, storia, sociologia. E poi la fotografia del miglior “ghostbusters” di masanielli contemporanei che abbiamo oggi, Mario Spada.

Napoli è la città delle interferenze, dove sono esistiti i migliori teatranti-filosofi e si sprecano i poeti-cantanti, letterati un po’ santi, salumai dal bel canto, camorristi che fanno gli attori e pescivendoli-capopopolo inconsapevolmente pronti a dormire sul fondo del mare, come ci mostra l’ipnotico disegno di Michele Attianese.

Napoli è una città, insomma, dove più proficuamente che altrove i linguaggi si mischiano, si confondono e si sa – dove i confini si perdono – forte è lo smarrimento, ma nel caso di questo librini è più simile all’ebbrezza che arriva dopo il vino. Il sapore è corposo, l’effetto può inebetire. Prevista anche la doppia, schizofrenica reazione: immalinconirci o incazzarci. La risposta tocca a noi lettori. Dipende dal modo in cui approcciamo alle relazioni sotterranee che i diversi linguaggi sulla tavola intrecciano per raccontare Masaniello.

Fili invisibili che si muovono ad arte per disarcionare la maschera e sottoporla a carotaggio. Bisogna immergersi in profondità per comprendere ciò che non è dato afferrare in superficie: il vostro sguardo di lettori è la trivella.